In una cittadina del frusinate, Monte San Giovanni Campano, ci sono persone che riuniti in associazione e sotto la guida del presidente spendono tempo libero (e non solo quello) nella salvaguardia di specie animali autoctone ad altissimo rischio d’estinzione (o tecnicamente estinte). Parliamo del custodire la biodiversità e quindi dell’associazione Il Gallo Larino, una vera eccellenza nel campo. Il suo presidente è Roberto Dalia, di professione bancario che, tutte e dico tutte le mattine si alza all’alba per accudire gli animali della fattoria prima di andare al lavoro.
Roberto: Da anni ci battiamo per la salvaguardia di animali autoctoni estinti o forte rischio estinzione. Abbiamo iniziato con uno sparuto gruppetto di 5 pecore Quadricorna e oggi questa splendida razza “tecnicamente estinta” ha superato i 40 esemplari. Pochi, pochissimi, ma una concreta speranza per il futuro della nostra biodiversità. Per noi è l’alba di un nuovo giorno. Nella nostra fattoria alleviamo anche particolari razze di asini, galline, capre, questo è quello che facciamo.
D: Come si salvano le razze autoctone dall’estinzione?
R: Lavorando tutti i giorni
D: Perché lo fate?
R: Quando Albert Einstein arrivò negli Stati Uniti, alcuni impiegati dell’ufficio immigrazione gli chiesero di indicare su un modulo a quale razza appartenesse. Einstein spiazzò tutti scrivendo “umana”. Aveva perfettamente ragione: la razza umana è una sola. Per gli animali non è così e, anzi, la tendenza a ridurre le razze da allevamento per aumentarne la produttività non è più un valore da perseguire. La storia dell’uomo e dell’ambiente è legata indissolubilmente all’allevamento del bestiame. Nel nostro Paese l’estrema varietà ambientale ha consentito, nei secoli, una notevole selezione e ha prodotto una grande biodiversità animale che ha contribuito a sua volta al mantenimento di paesaggi agrari e naturali unici. Ma la sopravvivenza di molte centinaia di razze non è scontata né facile: l’industria dell’allevamento e del profitto a tutti i costi sta minando l’esistenza di un tessuto sociale, ambientale e produttivo ricco e diversificato. Le specie autoctone favoriscono l’utilizzo di ambienti marginali, dove le razze cosmopolite non verrebbero mai allevate. Le razze autoctone sono più forti, si adattano meglio alla rigidità del clima o alle disponibilità alimentari offerte dalla natura e sostengono, così, economie locali che altrimenti scomparirebbero. Inoltre, la biodiversità è un valore, come le nicchie ecologiche che questi animali consentono di mantenere e come i prodotti alimentari tipici della tradizione e della cultura delle nostre regioni. Allorché custodire la biodiversità è un dovere. In Italia abbiamo un patrimonio da difendere di 200-250 razze di grandi animali d’allevamento – bovini, suini, ovini, caprini, equini – e un numero imprecisato di razze avicole e conigli che per la maggior parte hanno perso il loro valore produttivo, conservando solo quello amatoriale, perché sostituiti dagli ibridi selezionati dalle multinazionali. Alcune decine sono le razze in pericolo di estinzione, ma c’è chi, come noi, lotta per evitare quest’ipotesi estrema.
D: In che modo recuperate antiche razze di interesse zootecnico minacciate dall’estinzione?
R: Su segnalazione di esperti di razza, veterinari, pastori ed appassionati ricerchiamo animali “preziosi”, li compriamo con l’obiettivo di preservarne la purezza ed incrementarne il numero.
D: Perché?
R: Siamo convinti che Noè era nostro nonno e San Francesco nostro cugino.
D: Puoi entrare nel dettaglio sulle razze che allevate?
R: Razze autoctone laziali: Asino Nero dei Lepini (razza reliquia fortemente minacciata d’ estinzione, fonte ARSIAL), Coniglio Leprino di Viterbo, Gallina Ancona (razza minacciata d’ estinzione, fonte ARSIAL), Pecora Quadricorna o Cifra (razza reliquia fortemente minacciata d’ estinzione, fonte ARSIAL), Pony di Esperia (razza minacciata d’ estinzione, fonte ARSIAL)
D: Come sostenete il progetto?
R: Con fondi personali dei “nipoti di Noè”, coldi nostri e di chi vuole sostenerci. Per fare tutto ciò bisogna essere un poco “C.E.P.”, ovvero un poco Concreti, un poco Efficaci, ma soprattutto Pazzi!
D: Le gioie?
R: Tre giorni fa è nato un agnellino: c’è una piccola pecora quadricorna in più al mondo! Per molti sembrerà poco ma per noi, del Gallo Larino, è un miracolo! E poi questa estate, grazie all’interessamento di alcuni designer scozzesi, siamo riusciti a realizzare, dopo oltre 100 anni, i primi gomitoli di lana de pecora quadricorna. È stata una emozione grande.
Grazie Roberto, torneremo a trovarti.
Roberto: Grazie a voi e se vi abbiamo incuriositi, visitate il nostro sito.