Due popoli, due Stati
Questo è il desiderio di chi ha a cuore la pace ed è una delle tante utopie del ventesimo e ventunesimo secolo.
Sarò breve perché quello che segue è un pensiero in libertà, ma è innegabile che la questione israelo-palestinese ci riguardi da vicinissimo, perché come blocco occidentale siamo amici di Israele e tutto ciò che accade lì di conseguenza si riversa in tutto l’asse atlantico, ma siamo anche amici di quei popoli che vogliono -e lo vogliono perché è anche loro diritto- vivere nelle proprie terre nella pace.
Ma la pace non ci può essere finché da una parte c’è la narrazione dei martiri palestinesi che in realtà sono ostaggi della propaganda scellerata di Hamas e dall’altra ci sono governi ottusi che obnubilati dalla presunzione di ritenersi incontestabili vogliono fare il bello e il cattivo tempo anche al di fuori dei propri confini.
Liberi, eguali, fraterni
Che io sia apertamente amico di Israele non è mai stato un segreto, ma essere amico di uno Stato non necessariamente equivale a supportare qualsiasi governo, perché per me gli Stati sono prima di tutto il loro popolo. Come vorrei che esistesse la libertà degli israeliani di abitare la loro terra, vorrei che anche i palestinesi vivessero in libertà nella propria senza ghettizzazioni, rappresaglie, intimidazioni e propaganda.
Non credo che sia del tutto onesto parlare di uguaglianza quando in una contesa ne esce vincitore uno solo dei due, e per questo ho sempre dichiarato che per me il meglio che si possa raggiungere è la soluzione dei due popoli due Stati.
Soluzione che nessuna delle due parti trova più allettante di ammazzarsi a vicenda.
Come si può non considerare la fratellanza di due popoli che hanno la stessa radice linguistica, che hanno lo stesso desiderio di vivere in un luogo e che, almeno dal punto di vista religioso, hanno le stesse radici?
La propaganda e la distorsione della percezione nell’opinione pubblica
Per quanto riguarda l’approccio religioso rimango sempre basito quando ogni apparente vittoria di Hamas e/o del popolo palestinese nei confronti di Israele viene accolta dai musulmani nel mondo come un atto eroico e degno di essere festeggiato, ma come avviene sempre nelle tifoserie, la questione viene banalizzata e resa ridicola a suon di slogan sullo stato di Israele -che non ripeterò in queste righe-, questo viene fatto non a ragione di una seria riflessione sulla questione ma viene fatto unicamente per supportare la ‘ummah’ perché così pare vengano educati.
Ancora una volta, e mentre si parla di vite che se ne vanno per sempre, si appiattisce la realtà a uso e consumo di questa o quella propaganda.
Sulla propaganda che circola da decenni si basa uno dei miei timori e cioè che vedendo Israele vulnerabile qualsiasi lupo solitario nel mondo potrebbe farsi coraggio e tentare attacchi a macchia di leopardo in sinagoghe o luoghi di aggregazione ebraici, di gente che sta lontana migliaia di chilometri dalla terra contesa, ma che comunque ha la colpa di appartenere a quella religione/etnia.
Questo pensiero mi intimorisce perché in Italia attentati del genere li abbiamo provati sulla nostra pelle, come nel caso dell’attentato alla sinagoga di Roma del 09 ottobre 1982.
Però c’è anche la propaganda dall’altra parte, che dipinge lo Stato di Israele come la vittima perenne che si deve difendere, con i filo-israeliani che scrivono bestialità in giro per il web nei confronti dei palestinesi che alla peggio sono terroristi, nella migliore delle ipotesi sono poveracci che si trovano a vivere una vita in guerra senza averla mai voluta, o addirittura si trovano con la guerra nella testa perché gliel’hanno inculcata i terroristi di Hamas e i prepotenti di Israele.
Dispiace leggere, sempre a proposito del tema della propaganda, esaltatori di Hamas come se fossero i veri liberatori del popolo palestinese.
Il progetto terroristico di Hamas e il nazionalismo paradossalmente utile di Israele
Ma stiamo parlando di un’organizzazione terroristica fatta e finita che fin dal suo statuto del 1988 promulgava l’annientamento dello Stato ebraico, che fin dal primo giorno della sua costituzione si è trovato circondato da paesi ostili che hanno fatto l’impossibile per farlo scomparire e questo sì ha generato un’identità israeliana nazionalista, ma in caso contrario Israele non sarebbe sopravvissuto una generazione.
A mio modestissimo avviso, non si può ancora sperare in un pacifico popolo palestinese fin quando ci saranno i terroristi di Hamas a inquinare le coscienze e sfruttare il pietismo dell’opinione pubblica internazionale, senza di fatto stimolare il reale sviluppo sociale della popolazione.
Due popoli due Stati, dicevo.
Con la situazione attuale non possiamo essere più lontani dalla soluzione.