Ecco i meriti del ministro dell’istruzione e del merito, ricapitoliamo rapidamente a partire dalle ultime dichiarazioni fatte in occasione di un convegno a Milano.
La lotta al bullismo
Il ministro Valditara non la manda a dire. Pesante il suo affondo sulla necessità di punire il bullismo e ha affermato che passare per l’umiliazione è un passaggio necessario per crescere, poi ha ritrattato e apprendiamo che ha confuso ‘umiliazione’ con ‘umiltà’. Ha sbagliato di poco. Auspica i lavori socialmente utili per chi è indisciplinato. Continua così la disperata applicazione della morale da popolino, che si aggiunge alla già miserevole alternanza scuola-lavoro. Invece di insegnare ai ragazzi che il loro lavoro è studiare, si studiano modi di sfruttarli in lavori che lo Stato non riesce a svolgere altrimenti. Molto bene.
Nella stessa settimana apprendevamo la notizia di un ragazzino di 11 anni bullizzato che all’idea di tornare a scuola preferisce morire. Chiaramente è solo l’ultima di una lunga schiera di vittime ma messa accanto alle dichiarazioni e alle grandi soluzioni ipotizzate del ministro dà a queste un senso ancora più chiaro.
Contro l’uso dei cellulari in classe
Se la prende con l’uso dei cellulari in classe. Questo sì che è il grande flagello della Scuola italiana, mica quelli sollevati nei numerosi dibattiti della pedagogia, della pedagogia speciale, il superamento della disabilità, l’applicazione dell’UDL, l’inquadramento dell’uso della tecnologia tra cui per altro i cellulari rientrano appieno e il cui uso andrebbe invece auspicato e guidato, le cosiddette TIC (tecnologia dell’informazione e della comunicazione).
Contro la povertà (o contro i poveri?)
Ma i meriti del ministro dell’istruzione e del merito non finiscono qui. Vorrebbe limitare il reddito di cittadinanza alle buone pagelle scolastiche e non a chi non assolve l’obbligo scolastico, dimenticando che l’obbligo si assolve a 16 anni e non c’è modo di capire, anche sforzandoci, come le due cose possano essere correlate. Tra l’altro, è forse il caso di dire al ministro che la povertà genera disuguaglianze e non il contrario. Fantastico.
Poverino, ci viene quasi di stare male per lui, se non fosse che ha la responsabilità della Scuola italiana, troppo importante per non commentare. E così un’altra settimana è passata non senza aver udito nuove assurdità. ©RIPRODUZIONE RISERVATA