Una videointervista in ricordo di Carlo Formigoni
In ricordo di Carlo Formigoni, scomparso il 6 febbraio 2024, proponiamo una videointervista con Lucia Zotti, attrice, regista e autrice barese che è stata fra le più strette collaboratrici del grande regista e attore milanese. La conversazione con Lucia ripercorre soprattutto il periodo trascorso in Puglia da Carlo a partire da quando, sul finire del 1979, ebbe dall’ente Teatro Pubblico Pugliese l’incarico di avviare una scuola di teatro il cui scopo finale era quello di formare una leva di attori professionisti ed una realtà teatrale stabile, come poi effettivamente è stato con la creazione del Teatro Kismet, oggi fondazione pubblica. Quel progetto prese il nome abbastanza neutro di Corso di formazione dell’attore.
A questo periodo si legano anche memorie personali di chi scrive: per un anno e mezzo ebbi l’opportunità di far parte di questa compagine, e la lasciai solo un anno e mezzo dopo per trasferirmi a Roma, dove avevo ottenuto una borsa di studio per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia.
Carlo Formigoni e il Berliner Ensamble, il teatro fondato da Bertolt Brecht
La grandezza del progetto di Carlo Formigoni era percepibile e da noi percepita. L’uomo che era stato assistente al Berliner Ensemble, il teatro fondato da Bertolt Brecht, poi al Piccolo di Milano, al Teatro Franco Parenti e fra i fondatori del Teatro del Sole era un gigante della scena, appena dissimulato sotto l’etichetta – certamente fuorviante – di “teatro per ragazzi”. In realtà il suo teatro era per tutti, e forse più che mai per adulti disavvezzi alla frequentazione dei teatri, allo stesso linguaggio della scena, già nei primi anni ’80 in accentuato stato di omologazione e sradicamento televisivo, mentre la tv commerciale faceva i suoi primi passi.
Il mio personale ricordo della “scuola” di Carlo è, ancor oggi, vivo e pulsante. Era evidente che Carlo veniva in Puglia e a Bari sulla scorta di un suo particolare sogno meridionale immaginando una terra di temperature calde, di dolcezza del vivere e di comunicatività umana. Cose tutte vere, ma solo in parte. Nella leva di ragazze e ragazzi da lui scelti c’era chi aveva già masticato la scena e chi era completamente vergine. Inoltre, fra noi meridionali si accendono facilmente rivalità, assai più facilmente che edificanti forme di solidarietà. Chiara a tutti era l’importanza del progetto, che avrebbe potuto permettere ad alcuni, non era chiaro a quanti, di vivere del teatro, di farne una professione senza soffrire degli incerti della risposta del pubblico.
La Puglia, la “scuola operativa”, il Kismet Teatro
La mia fu una separazione consensuale, provocata da una opportunità che percepivo migliore. Magari allora mi sbagliavo, avevo pur sempre una ventina d’anni. Ma quel che avvertii dentro il lavoro operativo con Carlo era invece reale. Ebbi, in quell’anno e mezzo – durante i quali si andò anche in scena in varie occasioni – la sensazione che fossero preferiti non i più dotati ma i più docili i quali, com’ è facile accorgersi, nel Sud Italia non mancano mai nei rapporti con il potere, con qualsiasi potere.
Nonostante ciò l’esperimento di Carlo si realizzò pienamente, si trasformò in una realtà teatrale stabile e duratura, il Kismet Teatro. Il timoniere condusse in porto la navicella e, attraccatala al sicuro, se ne distaccò, con lo stesso garbo e la stessa discrezione con cui oggi se n’è andato.
Ne abbiamo voluto parlare con Lucia Zotti, la persona che nella temperie di quella incubatrice di attori ormai lontana nel tempo, era già adulta e riuscì ad essere un sostegno indispensabile per l’azione formativa e registica di Carlo, muovendosi sempre con eleganza fra molte potenziali tempeste di caratteri.