Bernard de La Roche Cavaliere Templare che invia messaggi
"Il sole di giustizia", Giohà Giordano, 2002, olio su tela, cm 100 x 120 | Esposto al museo nazionale del Vittoriano dal 9 al 21 settembre 2003 nell'ambito di una mostra personale | Presentazione e critica del Prof. Claudio Strinati.

Io, Bernard de La Roche, Cavaliere Templare – una storia vera oltre i confini del tempo tra dimensioni parallele, sincronicità e canalizzazioni

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I nostri lettori conoscono Gianfranco Rucco. I suoi articoli sulle Tradizioni, le Scritture sacre, la simbologia, sono passaggi di una lente scientifica sopra ciò che troppo spesso diamo per scontato, dimostrandoci come la storia non sia un mero susseguirsi di eventi che va chiudendosi alle nostra spalle, bensì materia viva di una conoscenza esperienziale, una via di percorrenza sempre frequentabile ma che perciò richiede il vaglio costante della sede critica perché possa svelare e consegnare i suoi tesori ai veri Ricercatori. Quel che i lettori non sanno è che la sua impostazione mentale scaturisce da un vissuto personale che lo ha messo in contatto, fin dall’infanzia, con la medianità. Il suo destino e quello di Giohà Giordano si sono incrociati indissolubilmente. Descrivere in questa sede la complessità della figura di Giohà e il suo portato spirituale non è possibile. Ci ripromettiamo di contribuire alla diffusione della sua sensibilità medianica con articoli successivi. Il racconto che segue è la vicenda realmente vissuta da Gianfranco a cominciare da una canalizzazione operata da Giohà. Conosceremo Bernard de La Roche Cavaliere Templare che invia messaggi ancora oggi. Questa è una storia che batte il tempo, collega tra loro secoli con un balzo quantico che non solo non lascia nulla al caso, vedrete, ma restituisce il senso profondo del Mistero della vita e della morte, tra sincronicità e dimensioni diverse della realtà e dello spirito.


Bernard de La Roche Cavaliere Templare che invia messaggi ancora oggi

Questo è il racconto di una storia vera culminata nell’estate del 2000; una storia fatta di sincronicità che rappresentano punti di contatto tra due dimensioni.

Qualche tempo prima mia moglie, Giohà Gordano, aveva canalizzato un messaggio di un Cavaliere Templare che si era rivelato con il nome di Bernard; il messaggo era diretto a me e mi esortava a riprendere il mio cammino di perfezionamento spirituale.

Dopo il messaggio io non potevo fare a meno di domandarmi chi fosse stato questo Cavaliere Templare di nome Bernard.

Da quel momento iniziò la mia ricerca; poiché Bernard non dava mai messaggi sulla sua identità fu veramente una quete nel corso della quale mi ritrovai sulle sue tracce mediante una serie di indizi e di strane “coincidenze”.

Fu nel mese di luglio del 2000 che  arrivò l’indizio decisivo.

Come ogni estate, per fare il consueto rifornimento di libri, ero andato alla libreria Aseq, la più seria libreria romana di ricerca spirituale (che allora si trovava ancora nella sede storica, in quella che a Roma viene chiamata la “piazzetta degli spiriti”, nelle adiacenze del Pantheon); quell’anno cercavo in particolare un libro, “Templari in battaglia”, un testo che descrive le tattiche di combattimento e l’evoluzione tecnologica degli armamenti dei Templari.

La libreria era piuttosto piccola perciò i libri erano accatastati in pile anche fuori dagli scaffali; mi accostati alla pila dei libri sui Templari: non feci in tempo a toccarla che tutti i libri caddero a terra; allungai istintivamente le mani in un inutile tentativo di fermare il crollo, ma non riuscii a fare di meglio che trattenere un solo libro: “Il tramonto dei Templari”; realizzai immediatamente che si trattava di una sincronicità perché il cognome dell’autrice era identico a quello della madre di mia moglie.

Non potrò mai dimenticare l’occhiata di riprovazione che il libraio non riuscì a trattenere; non mi disse nulla,  perché è una persona squisita e perché non ce ne era bisogno; il mio imbarazzo era più che evidente: cosa avrei potuto dirgli?

Comprai quel libro; quella fu anche una prova: il libro, infatti, era rivestito da una pellicola di plastica, perciò lo dovetti prendere “al buio”.

Ma ormai ero abituato agli enigmi che costellavano il mio cammino.

Appena lo apersi, mi resi conto che era veramente un indizio da una sincronicità stavolta più forte del solito, una “coincidenza” assai significativa: il libro tratta di un processo quasi sconosciuto, subito nel 1310 da 76 Cavalieri Templari a Cipro; io avevo vissuto tutta la mia infanzia e la mia giovinezza in via Cipro, a Roma, dove viveva ancora mia madre.

Il libro riporta i verbali degli interrogatori del processo di Cipro dai quali risulta senza ombra di dubbio che i testimoni laici convocati dagli inquisitori, con le loro deposizioni sostennero l’innocenza dei singoli Templari e di tutto l’Ordine, demolendone, con dati di fatto e non con fantasie, le accuse[1].

Per ciascuno dei Cavalieri processati a Cipro, il libro riporta una scheda con tutte le informazioni più rilevanti sulla carriera, dall’entrata nell’Ordine fino all’arresto.

Iniziai a leggerlo senza sapere esattamente cosa cercare; tre notti dopo sognai un numero: 1320; però mi svegliai con il convincimento che non si trattasse di un numero ma di una data.

Cominciai a cercare quella data nel libro ed alla fine la trovai: a pagina 86, nella scheda 44 relativa a Fra Hugo Oliveris de Vahosca, dove si legge: “Recepit eum frater Bernardus de Roca, tunc preceptor Provincie” cioè, “lo accolse Fra Bernard de La Rouque (o de La Roche), allora Precettore di Provenza”. La scheda 44 rinvia alla scheda 41, nella quale si legge che Frà Bernard de La Rouque (o de La Roche).località presso Sainte Eulalie de Larzac, casa templare, fu prima Precettore della fortezza templare di Vaour-Montricoux e poi, dal 1303 fino agli arresti, Precettore di Provenza.

Lo avevo trovato!

Almeno quella fu la prima intuizione, perché subito dopo iniziarono i dubbi; Bernard nel medioevo in Francia era un nome molto comune: come essere certo che il Bernard del libro fosse proprio quello che cercavo io?

Ma Bernard aveva proprio deciso di farsi trovare e mi diede una seconda opportunità.

Tornai alla Aseq sempre nell’intento di acquistare “Templari in battaglia” e, di nuovo, anche se stavolta in modo meno eclatante, la mia attenzione fu attratta da un altro libro della stessa autrice de “Il tramonto dei Templari”: “Sigilli Templari”; anche questa volta il libro era rivestito da una pellicola di plastica ed anche questa volta lo acquistai “al buio”.

Solo che questa volta l’indizio non fu una sincronicità, fu una rivelazione.

Infatti, venticinque anni prima, nel 1975, per mesi nel dormi-veglia ero quasi assalito dalla visione di uno strano castello con un maschio centrale fiancheggiato da due torri e sormontato da stelle e gigli; il 24 giugno, giorno del mio diciottesimo compleanno, decisi di far incidere quell’immagine su un anello d’argento: appena iniziai a portare l’anello, le visioni scomparvero.

Quando aprìì il libro rimasi senza fiato: il trentesimo Sigillo, riportato a pagina 63, recava inciso un castello praticamente identico a quello della mia visione di venticinque anni prima ed era il Sigillo del Precettore della fortezza di Vaour-Montricoux, la fortezza di Bernard de La Roche![2]

Che si trattasse proprio di lui non poteva esserci più alcun dubbio, perché a pagina 36, si legge: “vi sono alcuni sigilli di precettorie che recano inciso una specie di castello accostato da stelle, spicchi di luna, gigli, pesci ecc. In Provenza troviamo, nel 1303, un esemplare di questo tipo utilizzato da Bernard de La Roche, nella sua qualità di Precettore della fortezza di Vaour-Montricoux, su un documento relativo al processo postumo che Filippo il Bello voleva fosse intentato a Bonifacio VIII”.

Dunque, Bernard è realmente esistito.

Fu un Cavaliere Templare vissuto a cavallo tra il 13° ed il 14° secolo e morto in circostanze imprecisate dopo la dissoluzione dell’Ordine.

Apparteneva alla potente famiglia templare dei de La Roche che dette all’Ordine dignitari di altissimo rango quali, da ultimo, Amaury, Maestro di Francia ed intimo amico di Luigi IX, il Re Santo.

Al momento dell’arresto, Bernard de La Roche rivestiva l’incarico di Precettore di Provenza dopo una carriera segnata da comandi quali Carnac, La Selve, Le Puy e Marlhettes, Argenteius[3] e, naturalmente, Vaour-Montricoux.

L’unica notizia storicamente accertata sugli ultimi anni della sua vita ce la da Jules Michelet nella sua opera sul processo ai Templari: dopo l’arresto Bernard de La Roche fu detenuto oltre il Rodano.

Bernard de La Roche non è stato un Templare qualsiasi, lo prova il suo incarico di Maestro di Provenza; studi storici pubblicati nel 2009, infatti, hanno dimostrato che, quasi con certezza, i Templari entrarono in possesso del Sacro Telo della Sindone, razziato dai crociati nel sacco di Costantinopoli del 1204 e custodito dal Tempio di Provenza.

Per un’altra strana “coincidenza”, qualche anno prima della pubblicazione ufficiale dei relativi studi storici, della circostanza che la Sindone fosse nelle mani dei Templari, si ritrova singolarmente traccia nel film del 2001 “I Cavalieri che fecero l’impresa”, dove alcuni cavalieri laici vanno oltremare (geolocalizzazione errata, forse volutamente) per recuperare e riportare in Francia la Sindone, morendo nel tentativo: nel film vi sono scene nelle quali si vede chiaramente che il Sacro telo fosse custodito gelosamente dai Templari e addirittura si rende riconoscibile Amaury de La Roche quale comandante dei Templari in questione.

Per motivi non ancora storicamente accertati, il culto dello strano “idolo” che i Templari furono accusati di adorare e che oggi sappiamo essere null’altro che il Volto sindonico si diffuse maggiormente proprio nella Francia meridionale ed in particolare in Provenza.

I Precettori Templari di questa provincia sembrano avere avuto un ruolo fondamentale nella pratica del culto della Sindone: nel processo si registrano, infatti, ben diciannove deposizioni che collegano “l’idolo” in maniera continuativa ai Precettori di Provenza ed ai loro luogotenenti della seconda metà del duecento: Roncelin de Fos, Pons de Brozet, Guy Audemar e, da ultimo, Bernard de La Roche[4].

Il modo in cui Bernard ha voluto farsi ritrovare e far riscoprire la sua storia conferma che le diverse dimensioni sono in contatto tra di loro e che se ne può avere percezione mediante persone dotate di carismi particolari come mia moglie e mediante le sincronicità che caratterizzano i punti di contatto, ma bisogna prestare attenzione ai segni avendo occhi per vedere ed orecchi per intendere.

Questo ho imparato da Bernard de La Roche, Cavaliere Templare. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi l’articolo di Gianfranco Rucco sul fondamento etico dell’Ordine Templare


[1] L. Imperio, Il tramonto dei Templari, ed. Penne e Papiri, Latina, 1996, p. 139.
[2] L. Imperio, Sigilli Templari, ed. Penne e Papiri, Latina,
[3] B. Frale, L’ultima battaglia dei Templari, Viella, Roma, 2001, p. 13.
[4] B. Frale, I Templari e la Sindone di Cristo, Il Mulino, Bologna, 2009, pp. 186-187.

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