La Massoneria italiana davanti alla guerra e al fascismo

Presto in libreria: “La Massoneria italiana davanti alla guerra e al fascismo” di Maria Rygier. L’intervista a Francesco Guida, traduttore e curatore dell’introduzione

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L’uscita è ormai imminente. A breve le Edizioni dello Straniero (il nostro editore, ndr) darà alle stampe una delle opere centrali di Maria Rygier: La Massoneria italiana davanti alla guerra e al fascismo. Scritto nel 1930 durante gli anni dell’esilio in Francia, questo libro è ora disponibile per la prima volta in lingua italiana con la bellissima traduzione di Francesco Guida, studioso di lungo corso con alle spalle diverse pubblicazioni sulla Massoneria e la sua storia. La pubblicazione di quest’opera non è solo un “ripescaggio” del passato, ma un’operazione davvero significativa in quanto aggiunge prospettive storiche finora poco conosciute dal grande pubblico e persino da molti studiosi. I lettori e le lettrici potranno ora godere di tutte le informazioni che contiene, vita e atti di personaggi illustri della storia nostrana e non solo; risvolti politici di alcune determinate vicende del tempo; il significato di certe scelte da parte del regime fascista e di Mussolini in particolare.

A Maria Rygier sono state intitolate strade, piazze, biblioteche, ma in pochi sanno quanto sia stato importante il suo contributo alle Lettere e alla politica italiana, alla Resistenza, alla lotta al fascismo. Intellettuale tormentata, Maria Rygier fu militante anarchica, donna e Massone, un connubio che ancora oggi molti trovano difficile concepire. Conosciamola meglio con questa intervista e cominciamo a penetrare la complessità di questo libro. Ringraziamo Francesco Guida per il tempo che ci ha dedicato e per il lavoro svolto sia come traduttore che come curatore dell’introduzione. Egli ha infatti scoperto e classificato una serie di documenti massonici inediti che fanno del suo saggio critico una bussola per tornare a parlare del rapporto tra Massoneria e fascismo.


La Massoneria davanti alla guerra e al fascismo. Intervista a Francesco Guida sull’uscita del libro di Maria Rygier

Foto segnaletica di Maria Rygier, 1913 | Archivio di Stato

Francesco Guida, eccoci prossimi alla pubblicazione del libro La Massoneria italiana davanti alla guerra e al fascismo di Maria Rygier (febbraio/marzo 2024, Edizioni dello Straniero). Grazie al tuo lavoro di traduzione, è disponibile per la prima volta in lingua italiana questo testo furiosamente incentrato sul rapporto tra Massoneria e fascismo, denso di aneddoti e informazioni ancora non conosciute o decisamente sottovalutate. Praticamente è un inedito. Prima di tutto, se sei d’accordo, ti chiederei di tratteggiare la figura di questa donna e intellettuale che pur tra luci e ombre ha dato un grande tributo alla storia d’Italia.

Vorrei innanzitutto dire che il libro della Rygier non ha avuto la fortuna che meritava: è stata un prodotto di nicchia sia in Francia, dove la grandeur  ha impedito di apprezzare ciò che non fosse francese; ed in Italia, è stato conosciuto dall’unica pubblicazione fatta dall’editore bolognese Forni nel 1978 in lingua originale, cioè il francese: fruibile, quindi, solo a chi conosceva bene quella lingua. Posso, quindi, affermare con legittimo orgoglio, che oggi tale testo diventa alla portata di tutti. Per quanto riguarda la fisionomia dell’autrice, da una attenta lettura della sua biografia traspare il quadro di una donna che visse per dimenticare se stessa, le sue origini illegittime, l’odio verso la sua femminilità per la sua impossibilità di godere le gioie dell’amore, che traduceva in una rabbia inestinguibile e in un comportamento trasandato, con forte disprezzo per l’igiene del corpo: reazioni di difesa che la proteggevano nelle sue fragilità più profonde, ovvero nel suo bisogno d’amore, che sublimava annullando la sua persona e destinandolo, di volta in volta, alla comunità dei socialisti, degli anarchici, dei repubblicani mazziniani, dei monarchici, dei massoni. Maria Rygier aveva le sue debolezze, e le gridava col suo dolore occultato dalla rabbia dai palchi dei comizi o nelle aule delle conferenze che scatenavano sovente delle risse, rabbia contro le sue origini, contro la sua vita per non essere come le altre donne. Ella avvertiva un senso di inferiorità che la spingeva a potenziare il lato razionale della sua sensibilità femminile. Probabilmente, l’unica eccezione l’accordava a sé stessa nella ritualità delle riunioni di loggia, dove poteva manifestare la sua fragile autenticità.

Se dovessi dirlo con una frase, qual è il motivo centrale per cui i lettori dovrebbero leggere questo libro?

Per imparare un pezzo di storia d’Italia, quella dei primi trent’anni del Novecento, da una prospettiva inconsueta, quella massonica.

Il rapporto tra Massoneria e fascismo è al centro di una ricerca che stai portando avanti da tempo. In che modo sei arrivato a studiare l’opera di Maria Rygier?

Chi studia la storia della Massoneria italiana di quel periodo prima o poi si imbatte in Maria Rygier. Il suo libro è citato in numerose bibliografie. Così, studiando il periodo che va dal 1919, fondazione dei Fasci da Combattimento, al 1924, assassinio di Giacomo Matteotti, è emersa la testimonianza della Rygier.

Maria Rygier ha militato nella Massoneria. Nel tuo attento e generoso saggio introduttivo della sua opera lo racconti nel dettaglio, a seguito di un meticoloso studio che hai fatto delle fonti storiche e documenti inediti che hai scoperto e visionato in quanto Massone a tua volta. Ne fai una ricostruzione storica veramente degna di nota. Ti va di anticipare qualcosa ai lettori sulla natura e la qualità delle fonti?

La mia produzione letteraria dimostra l’interesse verso argomenti e figure di indubbia importanza ma poco note o sconosciute. Mi sono assunto il non facile compito di risuscitare personaggi sepolti negli archivi e frantumati in varie bibliografie, che hanno dato un significativo contributo all’istituzione massonica. Tra l’altro, ritengo che la vera eccitazione del ricercatore si scateni nelle carte d’archivio, alla scoperta del nuovo: è lì che si intesse la storia. Per la Rygier ho trovato molto materiale all’Archivio Centrale di Roma, ma ho un gran debito di riconoscenza con l’archivista dell’Ordine Massonico Misto Internazionale LE DROIT HUMAIN di Parigi, che oltre al materiale del proprio Archivio, si è generosamente adoperata per procurarmi documentazione presso gli Archives Nationales Françaises. A questa mole documentaria vanno aggiunti, per indispensabile completamento, numerosi libri, riviste e giornali francesi e italiani.

Il testo è stato scritto da Rygier in lingua francese durante la sua permanenza in Francia. In Italia finora è stato pubblicato solo in un’edizione anastatica, appunto in lingua francese, con una prefazione di Aldo Mola, che definisce Maria Rygier l’unico «uomo» della Massoneria italiana in esilio. Sorvolando sul termine «uomo», che in questo contesto trovo, francamente, poco rispettoso delle donne e del percorso delle donne in Massoneria, vorrei chiederti di descrivere questo esilio, questa lontananza dalla Patria. Mi pare che inversamente proporzionale alla distanza dal paese natale, si avverta una crescita della tensione morale. A chi si rivolgeva con questo scritto, Maria Rygier? Quali erano i suoi intenti?

Il motivo ufficiale fu la richiesta del suo amico massone Albert Lantoine, ma, ancor prima, alla vigilia della sua fuga dall’Italia aveva raccolto materiale per una pubblicazione che dimostrasse innanzitutto il patriottismo della massoneria italiana, e le ragioni della persecuzione fascista.  Inoltre, intendeva creare in Francia un movimento d’opinione per la liberazione del suo amico, il generale Luigi Capello, che languiva nelle carceri fasciste, come aveva ben denunciato nel suo libro. Per questo il libro è scritto in lingua francese e non in italiana, perché non era destinato ai lettori italiani ma a quelli francesi.  A questo si aggiunga che la Rygier era isolata nell’ambiente dei fuoriusciti massoni, aveva pessime relazioni con esponenti di primo piano del Grande Oriente dell’esilio, che la criticavano costantemente; pertanto, aveva necessità di accreditarsi, mediante la visibilità che le avrebbe procurato la pubblicazione dell’opera, presso ambienti politici e massonici francesi. Infine, non possono ritenersi estranee nemmeno motivazioni economiche, dato che i tre pasti al giorno li consumò solo da quando rientrò in Italia nel dopoguerra.

La Massoneria davanti alla guerra e al fascismo è un libro ricco di informazioni sul regime fascista, sulla Massoneria, ma anche sulla storia d’Italia, su diversi personaggi che furono Massoni e non solo. Per poter tradurre l’opera ti sei dovuto documentare su questi e altri argomenti. Come hai impostato il tuo lavoro?

È impensabile scrivere un saggio di storia massonica se non si conosce la storia d’Italia. La mia impostazione è quella di inquadrare il periodo storico in cui viene inserito il personaggio o la vicenda massonica, e di descrivere come tali elementi interagiscono tra loro. La realtà è complessa, e la storia nella Massoneria italiana non è un’eccezione. Questo viene ripetuto da ogni storico, eppure si continua ostinatamente a considerare questa realtà come omogenea, semplice, visibilmente percepibile, non solo da parte del mondo cosiddetto “profano” ma proprio dagli stessi massoni. Occorre calarsi nella realtà storica del tempo, ma per far questo bisogna conoscerla, altrimenti non si scrive storia ma romanzi. Il mio particolare intento è quello di raccontare e spiegare i fatti per quello che sono, senza tirare l’acqua a nessun mulino, non dovendo difendere posizioni di nulla e di nessuno, come al contrario, purtroppo, accade troppo spesso, e ci ritroviamo con una storia addomesticata.

A proposito di personaggi storici, puoi farci dei nomi di Massoni illustri raccontati da Maria Rygier?

Nel memoriale appaiono nomi di personaggi notoriamente massoni (Curzio Malaparte, Domizio Torrigiani, Raoul Palermi, Luigi Capello, Alceste de Ambris, Luigi Campologhi, Ubaldo Triaca, Albert Lantoine, Edoardo Frosini, Giovanni Domanico), e di personaggi noti, di cui non si conosceva l’appartenenza massonica (Aurelio Padovani, Tito Zaniboni, Thaon di Revel, Cesare Battisti, Warren G. Harding, Aldo Oviglio).

Maria Rygier, donna e Massone: un connubio che ancora oggi alcuni tendono a snobbare in determinate Obbedienze massoniche. Tu lavori nell’Ordine Massonico Tradizionale Italiano, che è un Ordine Misto. Vuoi dirci la tua sul fondamento iniziatico delle donne in Massoneria?

Nato e vissuto per oltre vent’anni in un contesto massonico in cui si esclude la donna, sono stato portato dalla mia speculazione a superare tale posizione, infondata e ingiustificata sotto ogni profilo, fino al punto di sostenere che il contributo della donna in loggia non è un’opzione ma è una necessità, ovvero non può esserci pienezza di  completamento nel percorso iniziatico se non nella relazione con l’elemento femminile, unica polarità capace di contattare e far emergere il femminino nel maschile.  Ma questo è valido sotto un profilo teoretico, sotto un profilo pratico invece, alcuni dati statistici delle comunioni massoniche miste indicano una percentuale media di circa il 25% di donne in loggia. Se volgo lo sguardo dall’altra parte, ovvero l’adesione femminile ad esperienze ecclesiali, mi accorgo che la partecipazione è di gran lunga superiore, quantomeno del triplo. Perché ? Forse è un problema di una comunicazione adeguata che manca? o invece è un problema che riguarda le strutture mentali, che sono inadeguate per una donna ? Pensiamoci.

Quale tratto della personalità di questa donna ritieni sia poco praticato nel nostro tempo e quindi auspicabile che venga incentivato?

La militanza socio-politica.  La massona italiana è diversa dalla massona francese, tende ad una tipologia tradizionale, difficilmente emancipazionista, come quella francese. Noi abbiamo Maria Rygier, italiana d’adozione, che esce fuori da questo cliché, ma oltre lei chi abbiamo nella storia e nell’attualità? Da noi sarebbe ammessa una donna come Madeleine Pellettier, psichiatra, anarchica e femminista francese? Chi dice che la donna nella massoneria italiana deve essere estranea o passiva ai processi di formazione socio-politica per il miglioramento della società in cui vive? Il mio timore è che anche nella loggia, come nella chiesa, la donna sia relegata a perfezionare esclusivamente il ruolo di moglie e di madre.

Parliamo di libri, in particolare di libri ed esoterismo. Questa tua traduzione – la scelta stessa di occuparti di questo testo, al pari di altri titoli da te pubblicati – infrange una certa monotonia editoriale. A mio avviso, la maggioranza dei testi squisitamente massonici, e in generale esoterici, mi pare che sostanzialmente facciano apologetica. Vale a dire sono scritti da Massoni, il più delle volte, sicuramente entusiasti del proprio cammino iniziatico, sinceramente mossi dalla propria esperienza, ma raramente alzano l’asticella della qualità critica affinché sia, diciamo così, il più “oggettiva” possibile. Tu fa il tuo, a testa bassa, e ti fa onore. Sottilmente porti avanti un approccio diverso, o sbaglio? Sei d’accordo con queste mie parole sull’editoria di settore esoterico o ti paiono esagerate?

Trovo che le tue parole siano troppo indulgenti a tale riguardo, io sono molto più severo perché la considero una nota dolente della Massoneria italiana. E’ mia convinzione che almeno l’80% della pubblicistica massonica sia idonea solo a rimpinguare le tasche o l’ego ipertrofico dei suoi autori, ma non idonea né all’informazione né alla formazione. Fino a quando la materia massonica sarà relegata nelle librerie sugli scaffali che trattano di magia, paranormale, new-age e religioni, la materia massonica farà parte della paccottiglia pseudo-spiritualista; quando, invece, i libri di massoneria si troveranno sugli scaffali di storia, filosofia e sociologia, la Massoneria acquisirà dignità di lettura da un pubblico esigente. Ma il grosso problema è che il Massone italiano non legge, e in loggia, luogo di formazione per eccellenza, gli sconsigliano di leggere: egli deve solo riflettere e meditare, non studiare. Con queste premesse si spiega la povertà dell’offerta bibliografica italiana, con pochissimi titoli nuovi all’anno, che riguardano la storia, sia locale che nazionale dell’istituzione massonica, sicuramente degni di rispetto ma spesso sforniti di ogni scientificità; e poi, periodiche ristampe di libri ottocenteschi, totalmente inutili, i cui titoli fanno presa sui neofiti e i profani. Questo c’è oggi in Italia, al netto delle stucchevoli apologie, che fanno costantemente comparsa. Dinanzi a tale panorama, per leggere un libro serio devo farmelo venire dalla Francia. Io faccio il mio perché mi diverto, devo innanzitutto soddisfare la mia abulica curiosità, ho bisogno di capire, di sapere perché e come sono accadute certi fatti o le motivazioni di certi comportamenti; tento di entrare nell’umanità dei personaggi, inseguo stimoli per pensare, cerco soddisfazione per me, e una volta ottenuta mi piace condividerla con tutti per confrontarla, per metterla alla verifica della realtà. Ecco il senso dei miei libri.


Francesco Guida è autore di diversi saggi sulla storia della Massoneria. Trai suoi titoli ricordiamo Il rito francese, una Massoneria per l’uomo e la società, pref. di Luigi Pruneti; I martiri massoni delle Fosse Ardeatine; Placido Martini, Socialista, Massone, Partigiano; Odonomastica massonica tarantina; Intervista a Luigi Pruneti. Il nostro Settimanale ha pubblicato un suo articolo sulla riunificazione storica della Massoneria italiana e lo spunto da lui fornito per un dibattito sul tema Massoneria e legalità.

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