Laicità

La prima Repubblica italiana come Cesare. Speriamo di non doverla rimpiangere come Cicerone. Serve Laicità

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Nell’osservare l’attuale situazione politica, non appare, infatti, molto diversa da quella con cui Cicerone, all’indomani della morte di Cesare, invocava il ritorno alle istituzioni repubblicane.

Tornato precipitosamente dall’esilio, abbandonato il proposito di tenersi lontano dalla politica, l’ormai anziano oratore si getta a capofitto nel conflitto politico apertosi dopo le Idi di marzo. Vincendo lo sgomento seguito all’assassinio di Cesare, finisce col giustificare la congiura di Bruto e col legittimare il tirannicidio. Invoca i congiurati a prendere il potere e a ristabilire la legalità, e infine si appella al popolo romano per restaurare la gloriosa repubblica. Dopo il primo entusiasmo, l’Arpinate guarda, infatti, la scena che Roma gli offre, e si accorge improvvisamente che nulla è più come lo ricordava, che la Roma repubblicana – con i suoi miti, i suoi eroismi, la sua coesione – è tramontata per sempre. Soprattutto, si rende conto che neppure l’uccisione di Cesare, neppure la soppressione del tiranno, neppure l’eliminazione di quel nemico giurato della libertà, può ridare la vita a una repubblica priva ormai delle sue stesse basi. Ma, una volta preso atto dell’impotenza, l’unica soluzione – per Cicerone, può consistere solo nel rimpianto dello spirito perduto e nella condanna moralistica dei tempi nuovi. E deve ammettere che nessuno in questa città degenerata persegue onestamente l’idea di libertà. Rincorrono tutti il potere o il benessere, l’assassinio di Cesare è stato inutile, tutti litigano e mercanteggiano e ambiscono solo ad accaparrarsene l’eredità, il denaro, le legioni, il potere, alla continua ricerca di vantaggi e profitti – ma solo per sé stessi, non per l’unica santa causa: la causa romana[1].

Se non vogliamo rimpiangere il passato, torniamo ai valori, al confronto, alla Laicità

Dopo aver abbattuto la classe dirigente ed i partiti della prima repubblica, siamo in questa condizione. Allora se non vogliamo sperare nel continuare nella buona sorte e se non vogliamo vivere solo nel ricordo del passato dobbiamo riprendere un’opera di formazione valoriale con azioni o con parole, per ridare centralità alla solidarietà, alla coesione, all’uguaglianza, alla libertà, alla tolleranza, alla cultura del dialogo, con idee  che puntino al rispetto del pensiero altrui. Per questo dobbiamo fare lo sforzo di riportare di nuovo i valori, considerati antichi, nella società in modo da recuperare il senso della vita e ridare centralità alla solidarietà, alla coesione, all’uguaglianza, alla libertà e alla laicità.

Dopo un secolo di pratiche e di trasformazioni della società, proprio il principio di laicità che è intriso di tolleranza, di dubbio e di solidarietà è lungi dall’essere divenuto obsoleto, ma ha bisogno di essere chiarito e vivificato in un contesto radicalmente diverso.

Il principio di laicità è concepito come garanzia dell’autonomia e della libertà di ciascuno di scegliere di essere sé stesso. Esso suppone un atteggiamento intellettuale dinamico all’opposto della posizione passiva, rappresentata dalla semplice neutralità. È un problema che va al di là della sola religione e riguarda la società in tutte le sue componenti. La laicità è il risultato di un’alchimia fra una storia, una filosofia politica e un’etica individuale. Essa poggia su un equilibrio di diritti e di doveri. Il principio della laicità deve valere nel senso più ampio del termine, e cioè in quello della cultura, dell’arte, della scienza, dell’istruzione, della politica e del sociale, in modo da consentire la massima espressione altrui, senza essere né espressione di una propria concezione egemone, né prevaricazione di alcuni sugli altri. Tutto questo deve venire attraverso il dialogo. Mai come oggi, infatti, la laicità sembra lontana dalla pratica quotidiana. Diventa più urgente ritrovarne le ragioni. I suoi critici sono spesso i dogmatici e i fondamentalisti in qualsiasi campo agiscano. Essa deve essere portatrice di valori, non imposti dogmaticamente perché deve essere anche sinonimo di democrazia che si rafforza proprio attraverso la partecipazione e il pluralismo. E deve ritornare ad essere la base del convivere moderno. Ma anche il laico non deve imporre le sue istanze di laicità, altrimenti viene  meno la sua filosofia di vita. Ognuno nel suo campo di intervento, elaborando opinioni e convincimenti e prendendo decisioni o posizioni, deve contrapporsi a precetti e verità definiti altrove, e deve essere portatore di valori per arrivare a far emergere aspetti di libertà e anche di responsabilità, di pluralismo di idee, come contesto del riflettere e dell’agire e di conseguenza come parte della società. Ma la laicità è anche tolleranza e dubbio. Il dubbio è anche superare quella logica smithiana dell’amico/nemico, perché questa logica, avendo la convinzione di essere soltanto noi ad avere la verità, fa nascere poi l’ostilità, le guerre, e le persecuzioni. Il dubbio vuole che ci siano tante altre voci, anche contrarie ai propri convincimenti. Perché esso si affermi vi è bisogno di confronto, di discussione, di approfondimenti e non nemici da abbattere. Mentre per la tolleranza si può ricordare che nel Trattato sulla Tolleranza di Voltaire, del 1763, e nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, del 1789, si legge:

Nessuno deve essere disturbato per le sue opinioni anche religiose purché la manifestazione di esse non disturbi l’ordine pubblico stabilito dalla legge.

A questo punto il principio di tolleranza è assurto a garante della coesistenza conflittuale delle minoranze e della maggioranza quale nuovo valore universale nella relatività dei valori pertinenti alle opzioni libere dei soggetti. Dobbiamo, però innanzitutto considerare che la tolleranza può esercitarsi soltanto in un contesto di relazione. Ma la laicità, che è anche un modo di organizzare la vita collettiva, assume, oggi una nuova attualità. Per rispondere a tale sfida, la laicità, per affermare in questo contesto, l’esistenza di valori comuni deve essere aperta e dinamica. Essa per i suoi connotati di affermazione di tutti, può svolgere un ruolo essenziale nel restituire centralità al progetto basato sull’Uomo ricollocando i suoi bisogni, materiali, culturali e spirituali in un quadro armonico che sappia tener conto delle trasformazioni della società, intervenendo per correggerne le storture. È proprio perché  la laicità è la negazione del dogma, che deve essere riaffermata anche nell’attuale società che ha rinnegato questo valore e ha fatto prevalere il dogmatismo e l’autoritarismo che sono grandi pericoli per l’umanità. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

[1] S. Zweig, Momenti fatali, Adelphi, Milano
Per l'immagine in alto: abbiamo chiesto all'intelligenza artificiale di immaginare un'Italia laica.

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