Mani Pulite fu un golpe

Mani Pulite fu un colpo di Stato? Botta e risposta tra «il Riformista» e «il Fatto Quotidiano». Il nostro commento: attacco organizzato ai politici di allora

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Dopo 31 anni viene fuori di nuovo la questione “Mani Pulite” o come da tutti conosciuta quella di “Tangentopoli”. Vuol dire che ancora non tutto è chiaro (come abbiamo avuto modo di scrivere a gennaio in questo Settimanale) e conferma quello che alcuni di noi ebbero il coraggio di affermare già allora:

fu un attacco organizzato ai politici della Prima Repubblica

Quello scempio delle regole costituzionali non ammetteva opposizioni in quanto venivi subito aggradito da un’opinione pubblica ben convinta dai mass media e dai magistrati del pool, che fosse giusto condannare quella intera classe politica.

I magistrati venivano visti dalla stessa opinione pubblica, dalla stampa e dalle televisioni, come eroi da glorificare. Loro stessi erano convinti di svolgere un ruolo purificatore e si ersero a “nuovi dei”, tanto è vero che si opposero al governo e al Parlamento, in un intervento televisivo,  quando fu presentata dal governo una legge che ripristinava le regole. Affermarono che si sarebbero dimessi se veniva approvato  quel testo, perché avrebbe premiato gli inquisiti e avrebbe messo fine alla loro opera. Addirittura, prevaricando molte regole costituzionali, proposero loro stessi una legge.

In tutti questi anni nessuno ha voluto realmente affrontare quelle vicende. Potrebbe esser il momento per arrivare finalmente alla verità, cercata in tutti questi anni da alcuni di noi. Nino Manfredi, in una nota trasmissione degli anni ‘60, sosteneva: Fusse ca fusse la volta bona. Purtroppo, non sembra che sia così. Anche questa volta viene presentato il tutto con una contrapposizione dei mass media fra pro o contro i magistrati e quindi, ancora una volta, si esprimono le solite contraddizioni senza mai arrivare ad un’unica soluzione.

Le due versioni: Piero Sansonetti su «ilRiformista» e la “risposta” di Giuseppe Pipitone su «ilFattoQuotidiano»

La pagina dell’articolo a firma di Sansonetti pubblicato 5/4/2023 da “ilRiformista”.

Ha iniziato il Riformista che ha scritto che l’ex Pm di mani pulite, Gherardo Colombo, nella prefazione di un libro di Enzo Carra, avrebbe affermato che ci fu una trattativa fra procura e politica all’inizio di tangentopoli, nella quale chi confessava e si ritirava dalla vita politica non subiva il processo. Una dichiarazione forte in linea con quello che molti di noi hanno sempre pensato.

Il Fatto quotidiano ha smentito la ricostruzione del Riformista e ha scritto che Colombo in quel testo avrebbe affermato che

non una persona sarebbe andata in carcere se, come suggerito nel luglio 1992, ben prima (data la rapidità dell’evolversi di quegli eventi) della nomina di Martinazzoli, la politica avesse scelto di seguire la strada dello scambio tra ricostruzione dei fatti ed estromissione dal processo. Chi avesse raccontato, restituito e temporaneamente abdicato alla vita pubblica non avrebbe più avuto a che fare con la giustizia penale.

Ebbene anche questa smentita mi conferma che uno strappo alla Costituzione ci sia stato nelle vicende di Mani pulite. La domanda che mi faccio è perché non si è voluta mai fare una Commissione d’inchiesta Parlamentare? Anche se è troppo tardi, sarebbe doveroso farla adesso!

La magistratura con quella inchiesta, propose un patto: confessare e dimettersi per avere impunità. Quindi svolse una funzione eminentemente politica che non è il ruolo a cui è preposta.

In quell’occasione, questo è certo, ci fu l’inquisizione dei magistrati nei confronti dei partiti della maggioranza di governo e dei partiti laici e, in particolare, del partito socialista. Si aprì una campagna mediatica, processuale, giudiziale che portò alla cancellazione dei partiti della “Prima Repubblica”. La piazza era il luogo dove si svolgevano i processi con i mass media che amplificavano le notizie e sostenevano i magistrati. Sono prevalsi bassi istinti ed una sorta di lavacro sacro delle coscienze, che ha portato ad esasperare più gli errori che le virtù di quegli uomini politici.

Furono distrutte carriere politiche, dignità e famiglie

Ci furono anche suicidi di vari esponenti che non hanno resistito all’onta di accuse infamanti, come Gardini e Cagliari che si suicidò addirittura in carcere, ma anche tanti meno noti che morirono o si uccisero per le aggressioni subite alla loro onorabilità.

Uno di questi fu l’on. Sergio Moroni, che si suicidò per essere stato accusato di aver incassato tangenti. Ritenne quella gogna e quel metodo di accusa inaccettabili, tanto è vero che privava anche della possibilità di difendersi. Scrisse una lettera di grande dignità, sia umana che politica, al Presidente della Camera, Napolitano. Una lettera che a distanza di anni, dopo le tante assoluzioni, è da considerarsi profetica e andrebbe riletta ogni giorno per capire cosa è stato quel momento violento, dove la barbarie giuridica ha prevalso sul diritto alla difesa, per evitare che si possano ripetere le stesse violenze allo stato di diritto.

Fu preso di mira, in particolare Bettino Craxi, segretario del Psi, che ebbe un primo avviso di garanzia per finanziamento illecito del partito e per corruzione. Sulla questione del finanziamento ai partiti, Craxi fece un discorso alla Camera che si può dire senza, enfasi, di grande statura politica, nel quale si assunse le sue responsabilità e invitò ad alzarsi e parlare chi non aveva mai avuto un finanziamento illecito. Gran silenzio e nessuno si alzò. Alla fine, la Camera rifiutò l’autorizzazione a procedere per i quattro capi di accusa e l’autorizzò solo per la violazione della legge sul finanziamento ai partiti.

Il Pds colse l’occasione e cominciò immediatamente la damnatio memorie nei confronti di Craxi, con le dimissioni dei suoi ministri dal governo per protesta e successivamente, con il lancio delle monetine, insieme a fascisti e altri facinorosi davanti al Raphael di Roma. Un’altra pagina nera della Repubblica. Da lì inizia la sua persecuzione dalle monetine lanciate al Midas, fino all’esilio e alla sua morte a Hammamet, perché non vollero che si curasse in Italia, dove poteva salvarsi.

La grande tradizione socialista, riformista, socialdemocratica, repubblicana, liberale e democristiana fu eliminata. Cominciò un processo di rinnegazione delle proprie radici e di camuffamenti, cambiando i nomi dei partiti ed il proprio passato. Questo avvenne in particolare nel Pci.

Iniziò uno dei periodi più bui della Repubblica. Un vero e proprio “golpe”

Bastava un avviso di garanzia per essere accusati e messi al bando. Solo dopo molti anni si è acclarato che molti di questi processi e accuse erano privi di fondamento, ma intanto sono state distrutte carriere politiche, dignità e famiglie.

Fu capovolto il giusto processo. Si mandava in prigione, anche senza prove, per far parlare l’imputato. Gli arresti vennero utilizzati per fare questo, mentre la Costituzione prevede che non si può essere condannati in via definitiva prima del terzo grado di giudizio, perché fino a prova contraria si è innocenti. Infine, l’onere della prova della colpevolezza spetta al magistrato inquirente e la reclusione può avvenire dopo la condanna, Tutte norme capovolte nella fase di “Mani Pulite”. Solo dopo molti anni si è acclarati che moltissimi processi e accuse erano privi di fondamento.

Addirittura il ministro di Grazia e Giustizia, in carica, ricevette il suo avviso di garanzia. Il ministro si dimise sia da ministro che dal Psi. Purtroppo, non sarà il solo che, senza un processo, è costretto a farlo.

Da lì iniziò il lungo processo che ha prodotto l’impoverimento della politica e dei gruppi dirigenti di questo Paese dai politici, amministratori, agli imprenditori con un blocco di tutte le attività economiche con gravi danni alle infrastrutture e all’economia di questo Paese.

Anche i fenomeni di corruzione che si sostenne erano, in particolare, dei socialisti e democristiani, dovevano sparire, invece, da quel momento si amplificarono tanto da coinvolgere, sempre più, tutto il ceto politico fino all’esplosione del  “Qatargate” di oggi che ha toccato il parlamento europeo.

L’unica differenza al di là della maggiore dimensione dei soggetti coinvolti è che prima si commettevano reati per i costi della democrazia e i costi dei partiti, oggi si commettono fenomeni degenerativi e di corruzione per se stessi. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Per l'immagine in alto: dettaglio dell'articolo di Piero Sansonetti pubblicato il 5 aprile 2023 da "il Riformista", citato in questo articolo

 

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