Leggiamo un articolo di Orizzonte Scuola in cui si dà notizia di una studentessa che in classe si è rifiutata di consegnare il cellulare e per questo ha ricevuto una nota sul registro. Niente di meno è intervenuta la polizia di stato perché i genitori hanno fatto irruzione.
Ulteriori dettagli si possono apprendere sul sito. Noi ci limitiamo a commentare la notizia dal punto di vista che ci è consono, riconducendo il fatto alla triste condizione in cui versa ciò che rimane del patto sociale nel nostro Paese. Oggi lo si chiama ‘contratto’ sociale, come all’origine, all’epoca di Russeau, con la differenza che la spinta morale iniziale che serviva a promulgare nella famiglia umana principi nuovi e necessari si è andata esaurendo. Oggi è la stanchezza del capitalismo a declinarlo con questo termine.
Un contratto tra due parti implica che in caso di disputa ci si rivolga a un arbitro terzo, esterno ai contraenti. Un contratto può essere rescisso. Un contratto prevede che le parti parlino sempre e solamente a proprio nome. Un patto, invece, implica che le parti risolvano internamente le dispute, facendo affidamento sulle loro forze solamente, implica il dispiego dell’onore, un valore di cui oggi non si ha più memoria e sembra essere diventato tabù anche solo nominarlo, ma nobilita gli accordi e rinsalda i rapporti. Un patto può essere stipulato non solo per chi lo stabilisce ma anche per altri, come le future generazioni. Invochiamo un nuovo patto sociale, dove i figli degli altri siano anche figli nostri, dove un docente è qualcuno a cui riconosciamo di fare le nostre veci e la scuola non più un luogo in cui parcheggiamo i ragazzi mentre siamo a lavoro. Magari la smetteremo di essere amici dei nostri figli e torneremo ad avere il ruolo di genitori. Se dobbiamo ridisegnarlo, questo ruolo, ci può stare, ma allora concentriamoci su questo.
Questa notizia è solo l’ultima di una lunga serie dello stesso tenore. Per questa ragione abbiamo deciso di lanciare una campagna d’ascolto e raccogliere le testimonianze di docenti di scuola che abbiano vissuto esperienze simili. Testimoni diretti della disgregazione sociale attuale, potremo dare una visione chiara del bisogno di ricostruire una collettività solidale. Se sei un insegnante e hai vissuto un’esperienza simile, partecipa!