Oggi ho ripensato a Pietro Ardito, caricaturista di fama mondiale, che si è spento un lunedì del febbraio 2005 nella sua casa di Rapallo alla veneranda età di 85 anni, proprio mentre la stessa cittadina del levante lo stava celebrando con una personale allestita nell’Antico Castello sul Mare.
Ardito era nato a Buenos Ayres nel 1919 e rientrato in Italia nel 1921, in una insolita emigrazione “di ritorno”.
Gli esordi come caricaturista avvengono nella seconda metà degli anni Trenta, ma il processo di scarnificazione ed eliminazione, che ha reso celebre il suo tratto originale d’artista, era ancora lontano dal prendere forma. Negli anni successivi, parallelamente alle caricature, Ardito si misura con la pittura creando così una grafica di segno e contenuto diverso da quello umoristico. I suoi dipinti si collocano sempre in un bilico fra il tragico e il grottesco, elemento caratteristico che lo accompagnerà in maniera “clandestina” fino ad alcuni lavori degli anni Ottanta.
Caricature di personaggi famosi e di persone semplici, uomini e donne di tutti i giorni, insieme ai dipinti a volte angoscianti fanno di Ardito un artista completo. Un uomo che ho saputo fotografare i volti dei personaggi, nel corso dei decenni, sempre in modo originale e soprattutto personale.
Molti gli intellettuali, i politi e attori da lui incontrati e ritratti, tra i quali Ezra Pound, Totò e Giulio Andreotti.
Pietro Ardito era una persona timida, introversa e modesta. Un uomo schivo, poco propenso a rilasciare interviste nonostante l’indubbia fama. Ha sempre preferito “mostrarsi” attraverso i suoi lavori, lasciando da parte le parole. Lavori spesso ironici, anche nei confronti di se stesso. La sua finezza ironica, come dicevo, e il suo tratto estremo che tanto ha teso alla sottrazione, hanno fatto sì che dalla sua penna prendessero forma caricature dei personaggi più famosi della politica internazionale e del jet set dal dopoguerra alla metà del Duemila. Tante sono state le sue collaborazioni, dai quotidiani alla televisione. E tante sono state le mostre a lui dedicate così come tanti i premi vinti.
E oggi ripenso a questo silenzioso genio del tratto che se ne è andato con discrezione. Quasi non avesse voluto disturbare, come era nel suo stile.
Come tutti i grandi è sempre stato modesto e mi piacerebbe che, oltre ad essere ricordato per suoi innumerevoli capolavori, venisse ricordata anche una frase, che ha sintetizzato perfettamente la personalità di Pietro Ardito. Una frase che dice: “Amo le persone intelligenti, mi divertono i presuntuosi, ho un’immensa pietà per gli imbecilli e mi commuove la gente semplice.” Proprio quella “gente semplice” che è stata spesso il prolungamento della sua penna. ©RIPRODUZIONE RISERVATA