Meglio moralizzare o vivere e lasciar morire? Queste sono, in buona sostanza, i due angoli del ring in un ipotetico match Umberto Eco vs John Belushi.
Dichiarava severamente nel 2015 Umberto Eco in occasione della Laurea Honoris Causa dell’Università di Torino:
I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli
Quasi a radicale risposta d’anticipo dichiarava John Belushi in un momento non meglio precisato della sua carriera – carriera che verrà interrotta nel 1982 da morte prematura:
I miei personaggi dicono che va bene essere incasinati. La gente non deve necessariamente essere perfetta. Non deve essere intelligentissima. Non deve seguire le regole. Può divertirsi. La maggior parte dei film di oggi fa sentire la gente inadeguata. Io no
Ammettiamo che questa frase sia stata detta dall’attore sul finire degli anni Settanta, dunque il comico Belushi avrebbe colto più di trent’anni prima quello che l’intellettuale Eco ha probabilmente scelto di non vedere nel nuovo millennio: chiunque ha diritto di essere ed esprimersi con i mezzi di cui dispone. Quindi “l’invasione degli imbecilli” che, in quanto incapaci di esporre la propria opinione, dovrebbero starsene zitti contro una chiara rivendicazione al diritto e al piacere di essere non perfettamente allineati o anche imbecilli. Per Belushi, già nei tempi dove la sua stella splendeva a Hollywood, la maggior parte dei film proiettavano inadeguatezza sulle persone. Il comico ha smosso un problema esistenziale, mentre per Eco un Premio Nobel ha un valore di parola che, citando il primo mestiere manuale che viene alla mente, a un muratore dovrebbe essere proibito. Chi ha decretato che un “imbecille” non possa essere illuminato dal buon senso e un “premio Nobel” non possa prendere una cantonata Nessuno, è corretto? Inoltre bisognerebbe anche riflettere su quanto lauree e onorificenze accademiche siano l’unica via che autorizza un individuo a prendere la “patente di colto”. Sarebbe interessante un dibattito, anche se questo Umberto Eco vs John Belushi non vuole essere un attacco infelice alla grandezza del primo e nemmeno un’apologia alla leggerezza del secondo. Solo ritengo sia una grande spunto di riflessione accostare due frasi ad effetto dette da due persone praticamente agli antipodi, sia per estrazione sociale che per carriera professionale, e in epoche completamente diverse tra loro, sia per i mezzi di comunicazione che per l’approccio verso un pubblico. C’è anche da considerare che probabilmente Belushi non avrebbe mai letto un libro di Eco, mentre Eco avrà sicuramente visto i film di Belushi. Una delle tante grandezze di Umberto Eco è stata sicuramente quella di avere dato ampio spazio, attraverso studi particolarmente curati e innovativi, alla cultura di massa elevando, ad esempio, il fumetto a opera d’arte. Una delle tante grandezze di John Belushi è stata che quando sentiva il bisogno di mettersi le dita nel naso in pubblico lo faceva senza farsi nessun problema. Si tratta solo di interessi e atteggiamenti diversi, che possono coabitare sullo stesso pianeta. Oggi mi viene da pensare che sarebbe stato davvero arricchente se Umberto Eco avesse deciso di occuparsi di social network analizzandoli e scrivendone saggi che avremmo potuto prendere come autorevole traccia per orientarci tra il trash e le altre forme di intelligenza che popolano il web. E mi piacerebbe anche ipotizzare che se la vita di Belushi non si fosse interrotta a trentatré anni, adesso la sua comicità sarebbe proprio a favore dell’uomo medio che quotidianamente usa internet come un diario aperto per comunicare – l’unico di cui può disporre per condizione – con i mezzi e anche i limiti che il suo percorso umano gli ha dato. Questo proprio per non farlo sentire inadeguato, come delle volte invece la cultura riesce a fare – forse inconsapevolmente o forse per un pregiudizio snobistico verso tutto quello che ritiene non alla sua altezza. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
L'immagine in alto è stata creata con OpenAI