Un Paese autenticamente liberale non può non felicitarsi per il progresso in atto sul tema del suicidio assistito a casa.
La vita è degna di essere vissuta, se uno lo vuole, anche fino a 100 anni e nelle condizioni più feroci, ma dobbiamo essere noi che viviamo questa sofferenza estrema a decidere e nessun altro.
Laura Santi
50 anni, perugina, giornalista e protagonista della campagna ‘Eutanasia Legale’, Laura Santi ha affidato queste parole all’Associazione Luca Coscioni: è deceduta il 21 luglio, a casa sua, auto-somministrandosi un farmaco letale. È la nona persona in Italia ad aver ottenuto l’ok al suicidio assistito. L’associazione motiva così, in un suo comunicato: “Dopo anni di progressione di malattia e dopo l’ultimo anno di peggioramento feroce delle sue condizioni, le sue sofferenze erano diventate per lei intollerabili”. Affetta da sclerosi multipla, aveva avuto l’ok dalla sua Asl dopo due anni e mezzo dalla richiesta per l’accesso al suicidio assistito.Il farmaco è stato fornito dall’azienda sanitaria, mentre il personale medico e infermieristico è composto volontari.
“Laura Santi – sottolinea l’associazione Luca Coscioni – ha dovuto affrontare un lungo e complesso iter giudiziario, civile e penale, per vedere riconosciuto il diritto ad accedere al suicidio medicalmente assistito. Dopo tre anni dalla richiesta iniziale alla Asl, due denunce, due diffide, un ricorso d’urgenza e un reclamo nei confronti dell’azienda sanitaria, solo nel novembre 2024 ha ottenuto una relazione medica completa che attestava il possesso dei requisiti stabiliti dalla sentenza 242\2019 della Corte costituzionale e a giugno 2025 la conferma dal collegio medico di esperti e poi del comitato etico sul protocollo farmacologico e delle modalità di assunzione”
Io sto per morire – è l’ultimo messaggio di Laura – Non potete capire che senso di libertà dalle sofferenze, dall’inferno quotidiano che ormai sto vivendo. O forse lo potete capire. State tranquilli per me. Io mi porto di là sorrisi, credo che sia così. Mi porto di là un sacco di bellezza che mi avete regalato. E vi prego: ricordatemi. Sì, questo ve lo chiedo, ricordatemi. E nel ricordarmi non vi stancate mai di combattere. Vi prego, non vi rassegnate mai. Lo so, lo so che lo fate già, però non vi rassegnate mai. Non vi stancate mai, anche quando le battaglie sembrano veramente invincibili.
Laura Santi
L’epilogo della vicenda di Laura Santi cade proprio in un momento in cui il tema del fine vita è al centro del dibattito politico, con il ddl all’esame del Senato.
Sarà pure stata atea, come alcuni sostengono e a noi non interessa appurarlo, ma seppure così fosse, con questo gesto Laura Santi si è creata il suo al di là. Un al di là fatto di memoria, che avremo per lei e la sua battaglia. Un al di là che è qui, adesso, ed è il mondo che ha lasciato migliore di come l’ha trovato. Dopo aver praticato il suicidio assistito a casa, infatti, è diventato pubblico un video da lei realizzato. A proposito del ddl che il Parlamento aveva abbozzato sul fine vita, Laura Santi commenta così:
Voi state andando a dibattere di un disegno di legge che non va emendato, onorevoli parlamentari, va proprio bocciato perché non vuole regolare il fine vita, lo vuole proprio cancellare alla radice.
Con un video pubblicato a sorpresa, apparso poco dopo il suo suicidio assistito a casa, Laura Santi il 23 luglio lancia un appello diretto alla politica italiana, affinché venga ritirato il disegno di legge sul fine vita attualmente all’esame del Parlamento. Nel suo video-testamento individua le criticità del disegno di legge e spiega come dovrebbe essere dal punto di vista di chi chiede il suicidio assistito a casa.
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