Arte

Uomo teschio: l’esordio low-fi di Giovanni Mistero

mettere la testa a posto

ovvero in bocca a un licaone

© Giovanni Mistero 2024 |

La sorpresa discografica low-fi di questo 2024 arriva dall’etichetta Bubca Records che il 12 marzo ha pubblicato Uomo teschio, l’esordio in EP (ascoltalo qui) di Giovanni Mistero. Mistero, cantautore ligure (è nativo di Savona), dopo anni di attività esclusivamente live, dove accompagnava con chitarra o pianoforte testi ricchi di immagini inedite nate da un punto di vista autoriale davvero singolare, esordisce finalmente con un mini-album nei formati del digitale e della nostalgica – anche se negli ultimi anni si è tornato a incidere su questo supporto – audiocassetta.

Finalmente un cantautore che infrange gli schemi: Uomo teschio, di Giovanni Mistero. Vediamo la natura del progetto

La particolarità di Uomo teschio sta nel suo essere un disco principalmente strumentale, costruito su brevi arie di pianoforte e tastiere che si muovono alla ricerca di suoni sperimentali, cosa che lo fa diventare un’anomalia nell’ambiente dei cantautori spostandolo in contesti non facilmente classificabili. E questo è solo che un bene, viste le tante e sempre troppo simili produzioni indie degli ultimi anni. Dopo l’omonimo brano d’apertura, l’unico cantato, meraviglia che crea all’intenditore di musica underground un inevitabile parallelismo con quella perla struggente che è Montage Of Heck: The Home Recordings di Kurt Cobain, che porta l’ascoltatore all’interno di un territorio dal “cielo blu di metilene”, dove “il sole uccide le persiane”, fatto da immagini che sono un cinema mentale, come un “ossessionarmi col velluto / accarezzarmi in riva a un prato / come donare un teschio a un uomo / senza averlo mai indossato”, il mini album vira nello strumentale della musica contemporanea, aleatoria e concreta, aprendo una strada di ricerca dove i suoni diventano pure suggestioni, rimandi a mondi non praticabili da tutti, al punto di cadere nella soluzione di una possibile colonna sonora di un documentario per certi aspetti umano e per altri disumano. Questo tappeto impervio viene sapientemente alternato da brevi arie che attingono a piene mani dalla musica classica più tradizionale, dando così all’ascoltatore la parvenza di un’oasi dove poter riprendere a respirare. Pause che, nella costruzione del progetto, diventano ulteriore spaesamento. Procede attraverso felici strappi, il nostro sorprendente Uomo teschio, e accompagna depistando il sorpreso ascoltatore come se si trattasse di un piccolo percorso iniziatico che non trova conclusione nemmeno incontrando quella luce velata che è il brano finale, intitolato Giovanni Mistero, in un’atmosfera al primo ascolto confortante ma che, nella realtà e forse intenzione, lascia tutto in sospensione come accade in molti dei lavori del compositore americano Angelo Badalamenti. Affermando questo penso a certi momenti sonori, di puro score cinematografico, di Twin Peaks, di Mulholland Drive e di Velluto blu, che la chiusura dell’EP sembra voler involontariamente omaggiare. Ma, al di là delle suggestioni di Badalamenti e David Lynch, e della cinefilia di Giovanni Mistero, c’è l’originalità di un low-fi usato come non sempre si ascolta.

Disegno per la cover dell’album realizzato da Giovanni Mistero | per sua gentile concessione | © Giovanni Mistero 2024

Qui i brani non hanno visto post-produzione in studio, nemmeno ritocchi a rendere il tutto più fashion, ma è stato sapientemente mantenuto quel suono primordiale da home recording appunto e, proprio per questo, imperfetto nell’accezione più felice che rende Uomo teschio un magma poetico e disturbante quel tanto da renderlo unico. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Carlo di Francescantonio

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