Con questo articolo siamo felici di dare seguito alla lettura che la nostra Paola Maccioni fa dell’opera dello scultore Felice Tagliaferri. Qui è possibile leggere la prima parte dell’articolo [N.d.r.]
L’accessibilità e la fruizione dell’Arte richiamano la sua originaria funzione di scrigno di memoria, di trasmissione del pensiero filosofico, religioso, estetico e culturale a cui, come recita l’articolo 27 comma 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani:
Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente [partecipando] alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.
La tecnologia consente ormai di riprodurre qualsiasi cosa, rendendo disponibile l’oggetto a chiunque e ovunque. Con dei limiti: per un non vedente la riproduzione può rimanere inaccessibile per svariate ragioni, tra cui le dimensioni (si pensi alla riproduzione della Primavera di Botticelli o della Pietà michelangiolesca). Ecco, quindi, la necessità di una riproduzione a
ccessibile, attraverso la quale il dipinto o la scultura vengono tradotte in immagine tridimensionale e riprodotte con una stampante 3D. Le grandi dimensioni della copia che riproduce l’originale -ma lo stesso discorso vale per la riproduzione di opere di piccolissime dimensioni- però, non consentirebbero al disabile visivo di avere l’esatta percezione dell’insieme dell’opera utilizzando il tatto. Per poterne davvero fruire e quindi provare il piacere estetico che l’arte dona, cogliendo anche il messaggio dell’artista, la riproduzione dovrà essere sia accessibile che fruibile.
Il Cristo riVelato nasce già, nell’intenzione dell’autore, come accessibile nel senso di “toccabile”, con le limitazioni derivanti dalle dimensioni. La copia ridotta che accompagna questa esposizione è stata realizzata proprio per essere accessibile e fruibile dai non vedenti. Infatti, tramite il tatto che ne esplora la forma, dà un’immediata idea d’insieme della scultura per favorire la formazione dell’immagine mentale complessiva e, consentendo di apprezzare tutti i dettagli posizionandoli correttamente, ne completa la più esatta definizione nel momento dell’approccio all’originale.
Questa guida vuole essere utile all’approccio tattile al Cristo riVelato: ecco perché, per facilitare la formazione dell’immagine mentale, consigliamo l’esplorazione tattile partendo dalla descrizione d’insieme, per concentrarsi poi sul materasso, i cuscini, gli strumenti del martirio e il drappeggio del telo funebre. Solo dopo iniziare la lettura del corpo di Gesù.
Descrizione d’insieme:
L’opera rappresenta l’Uomo Gesù nel tempo che intercorre tra la Deposizione dalla croce alla Resurrezione.
Il velo funebre che ricopre il Cristo riVelato ricade sullo strapunto morbidamente e senza decorazione alcuna, trattenendo i piedi, le mani e il collo. Sulla testa, il pube e i piedi, il drappeggio è più fitto.
Lo strapunto su cui il Cristo è adagiato presenta regolari impunture su tutta la sua altezza. I cuscini che sorreggono il capo sono due, di differente misura. Sul primo è poggiato il più piccolo su cui sono evidenti gli affossamenti dovuti al peso della testa. Entrambi sono decorati agli angoli da quattro nappe, costituite da una serie di fili riuniti a mazzetto e cucite agli angoli superiori dei cuscini. Sono riconoscibili due impunture orizzontali parallele lungo l’altezza di entrambi.
Il corpo traspare attraverso il drappeggio del velo. Sulla nuca sono percettibili i capelli che formano due morbidi ricci. Le parti anatomiche del viso sono bene in rilievo: l’orecchio, gli zigomi, le arcate sopraccigliali, le palpebre chiuse sui globi oculari, il naso.
Solo metà del viso, la sinistra, è visibile, mentre la destra è nascosta da fitte pieghe. Le spalle sono sostenute dai cuscini; le braccia sono distese lungo il corpo. Le mani hanno sul dorso il segno lasciato dai chiodi. Della mano destra si percepiscono le dita chiuse e sottili; della sinistra il dorso, le dita nascoste dalle pieghe del velo che sollevano e trattengono l’avambraccio.
Questo sostegno era assolutamente necessario perché il corpo del condannato non si sarebbe potuto reggere sulla croce con i tre chiodi soltanto perché le mani trafitte si sarebbero strappate ben presto per il peso sproporzionato.
Le gambe sono parallele, leggermente discoste: si percepiscono gli stinchi integri e poi, oltre, le punte dei piedi. Del destro si percepisce la zona dorsale con il metatarso e le falangi, del sinistro le dita e le prime falangi. Le piante dei piedi sono coperte dalle pieghe della sindone che scendono con movimenti a onda sul piede sinistro, verticali sul destro.
Si è usato l’aggettivo integro nella descrizione perché spezzare le gambe equivaleva ad accelerare la morte dei condannati. Questo avveniva nel caso di agonie che si prolungavano, perché non era consentito dalla Legge che i cadaveri fossero esposti durante la notte. Quando il centurione si recò a verificare, su ordine di Pilato, Gesù era già morto ed egli si limitò a trafiggere il costato con la lancia.
«Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: non gli sarà spezzato alcun osso» Giovanni 19:36
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Tutte le foto: ©Paola Maccioni
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