Arrestato Matteo Messina Denaro Un successo per lo Stato? Noi crediamo di no. Tirando un po’ la coperta può essere considerato un successo morale per chi è avverso alla mafia ma non per una sedicente ottava potenza mondiale.
Scarso trofeo la pelle di un leone anziano, malato e lento
Si dice che i Servizi segreti italiani siano tra i meglio preparati al mondo, se così fosse non si capisce come sia possibile impiegare 30 anni per giungere a un’azione di questo tipo. Le cose sono due: o lo Stato è incapace o per tutto questo tempo ha avuto ragioni per non procedere con l’arresto. Che convenga a tutti optare per questa seconda ipotesi è chiaro, indica lo sforzo che facciamo di riconoscere ancora certe capacità allo Stato in un periodo in cui ha perso credibilità sotto molti aspetti. Dopo la trattativa Stato-mafia degli anni Novanta, l’ipotesi non è così peregrina e possiamo anche immaginare che ciò rientri in una strategia voluta e favorevole per l’interesse nostro, di noi cittadini. Non entriamo in merito di questa eventualità, né ci sogniamo di fare considerazioni sulla complessità che una cosa del genere porterebbe con sé.
Matteo Messina Denaro ha vissuto come ha voluto i 30 anni che avrebbe dovuto passare in carcere. Il sangue delle vittime della mafia non è stato riscattato se non, appunto, immaginando che la latitanza sia in vero una concessione a fronte di collaborazioni fruttuose su altri piani, in altre operazioni di lotta al crimine. In qualsiasi altro caso, sarebbe come portare a casa per trofeo la pelle di un leone anziano, ormai malato e lento, tutti fieri di essere riusciti a colpirlo da breve distanza. Cosa resta del capo branco spietato qual è sempre stato? Appena il ricordo. Quello di montone che indossa nelle prime foto che cominciano a circolare non è nemmeno il travestimento del lupo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
per la foto in alto: ©Animal Peace