Liguria, 2 anni senza garante dei diritti. Settimo giorno di sciopero della fame per Ferruccio Sansa
Ferruccio Sansa, giornalista già curatore per anni del supplemento culturale de «il Fatto Quotidiano», ora consigliere regionale in Liguria, è al settimo giorno di sciopero della fame. In questo breve video è possibile apprendere dalla sua stessa voce le ragioni per cui si sta provando del cibo, che è «difendere i deboli», nella fattispecie i detenuti – circa mille in Liguria – che da quasi due anni stanno chiedendo venga nominato il garante dei loro diritti. Quanto la condizione delle carceri sia priva di dignità è cosa risaputa, l’Europa ci ha recentemente indicato cosa modificare e migliorare, ma la situazione è ben lontana dal ricevere l’attenzione dovuta. Molto potrebbero fare i territori, ma chi, come Ferruccio Sansa tenta di fare qualcosa, non è ascoltato.
Da questa nomina altri diritti di altre categorie troverebbero giovamento, come i minori e le vittime di reato, che avrebbero anche loro un garante, nonché si avrebbe un difensore civico. «Eppure – scrive Sansa sulla sua pagina facebook – da 2 anni il Consiglio non decide, paralizzato da veti e dal desiderio di accaparrarsi più poltrone possibile. Sono due anni che chiedo a ogni Consiglio di porre fine a questa vergogna».
Lo abbiamo intervistato per capirne di più.
Nel suo post su Facebook, lei fa riferimento a dei «veti» capaci di paralizzare il Consiglio regionale. A cosa si riferisce?
Ci sono 4 figure di garanzia da nominare. Dalla maggioranza alla prima riunione ci fu risposto: ‘Tre a noi e uno a voi”. Mentre io credo si debba scegliere in base a competenza ed esperienza. Non alla sola appartenenza politica.
Sul buon esito della quesitone ha avuto garanzie dal Presidente della Giunta, Toti. Cosa le ha detto esattamente?
Finora niente. Aspetto.
Sappiamo quanto penosa e senza dignità sia la condizione carceraria italiana. Sa dirci quali sono, in questo momento, le istanze più urgenti dei detenuti liguri?
C’è bisogno di una migliore assistenza sanitaria. Occorre garantire il diritto ai colloqui in presenza e a distanza. Ma un garante assicurerebbe anche incontri più frequenti con la magistratura di sorveglianza e vigilarebbe sul diritto di difesa soprattutto da parte dei detenuti che dispongono di minori mezzi economici.
È a conoscenza di episodi che aiutino a comprendere come sta reagendo la collettività ligure costretta a vivere senza un garante dei diritti e senza difensore civico?
Dopo l’appello e l’inizio dello sciopero ho ricevuto migliaia di messaggi. Ma sono contento che si siano uniti anche gruppi e associazioni dal resto d’Italia, da Trento alla Sardegna. Questa non è la mia battaglia. Si vince soltanto insieme.
L’Altro Settimanale fa sue le richieste di Ferruccio Sansa e chiede ai suoi lettori di fare il possibile affinché sia posta fine a tali gravi mancanze nei diritti dei più deboli.
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