rischio desertificazione per il 28% d'Italia

Il 28% del territorio italiano è a rischio desertificazione. Coldiretti vigila sulle relazioni con le istituzioni

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Rischio desertificazione per il 28% d’Italia. Il Sud colpito dalla siccità crescente, il Nord da nubifragi. Coldiretti scende in piazza e chiede garanzie

Da una analisi Coldiretti sulla base di dati Ispra e Eswd divulgata il 5 giugno, Giornata mondiale dell’Ambiente, appare evidente il rischio desertificazione per il 28% d’Italia con una diminuzione dell’acqua disponibile che si combina con effetti climatici incontrollabili. Sono infatti 908 gli eventi estremi che hanno interessato l’Italia da gennaio a maggio 2024.

Solo nel 2023 la disponibilità idrica in Italia è diminuita del 18% con effetti negativi principalmente al Sud, che nel nuovo anno ha visto una grave siccità, in Sicilia in primis, dove gli agricoltori della Coldiretti si sono fatti sentire a Palermo con una grande manifestazione per chiedere aiuti immediati a salvaguardia delle stalle, del bestiame rimasto senza cibo e acqua. I campi impoveriti non hanno prodotto abbastanza e le riserve scarseggiano. La Regione ha dato risposte pronte e rassicurazioni, a quanto pare. La siccità, tuttavia, resta un problema che tende ad aumentare e occorrono politiche che anticipino i danni futuri che sono già all’orizzonte.

Vive una situazione analoga tutto il resto del Sud e la Sardegna, in particolare è messa in difficoltà la produzione di grano. La mancanza d’acqua, combinata con il caldo che pure va crescendo, e le ondate di maltempo improvviso, rendono le soluzioni da trovare più urgenti ogni anno.

Non va meglio per il Nord, vittima del maltempo che pure reca danni analoghi per ragioni contrarie. Inondazioni e nubifragi hanno talvolta rallentato, altre volte bloccato la filiera agricola con danni agli allevamenti. La grandine devasta le coltivazioni agricole, mentre le piogge si abbattono sui terreni sommergendo cereali e ortaggi e impedendo le semine.

Coldiretti sottolinea come l’agricoltura italiana sia l’attività economica che più di tutte vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli.

Le istituzioni sono perciò chiamate a rispondere a tale impegno, a farlo proprio, soprattutto agevolando l’innovazione tecnologica. Droni e satelliti fino alla genetica, quando rispettosa. Non manca la necessità di finanziamenti e una macchina burocratica snella di comunicazione fra le parti. Al tutto si aggiunge una maggiore disponibilità a ragionare in materia di energia, tutela del paesaggio e delle strutture esistenti, dalla riqualificazione alla manutenzione. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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