Nell’osservare l’attuale situazione politica, non appare, infatti, molto diversa da quella con cui Cicerone, all’indomani della morte di Cesare, invocava il ritorno alle istituzioni repubblicane. Tornato precipitosamente dall’esilio, abbandonato il proposito di tenersi lontano dalla politica, l’ormai anziano oratore si getta a capofitto nel conflitto politico apertosi dopo le Idi di marzo. Vincendo lo sgomento seguito all’assassinio di Cesare, finisce col giustificare la congiura di Bruto e col legittimare il tirannicidio. Invoca i congiurati a prendere il potere e a ristabilire la legalità, e infine si appella al popolo romano per restaurare la gloriosa repubblica. Dopo il primo entusiasmo, l’Arpinate…
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