31 ottobre 2022. Covid19 Finisce l’era dei soprusi? Non ne siamo sicuri ma già che venga pensata come tale a qualcuno non va giù. L’ultimo è il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, che ha detto a Tagadà, in onda su La7:
Anziché occuparsi di poveri e disagiati, Meloni premia i No vax e aggredisce i diritti civili
A noi pare di leggere una contraddizione in termini. Aggredire i diritti civili e “premiare” (termine curioso) i No vax sono due espressioni che non vanno molto d’accordo, almeno che si continui a non comprendere la gravità delle discriminazioni che hanno subito i cosiddetti No vax durante tutto il periodo covid. Comunque la si pensi sui vaccini, sulla pandemia, sulla sua gestione e sul green pass, è evidente il grado di violenza che la maggioranza ha esercitato su di loro e quanto la qualità del dibattito pubblico durante e dopo i periodi di lockdown sia stata pietosa, a cominciare dall’inizio, cioè sulla definizione di chi, non essendoci un obbligo vaccinale, legittimamente ha deciso di non vaccinarsi.
Si dirà che sono disquisizioni che lasciano il tempo che trovano, appena delle sottigliezze. Invece il linguaggio è la casa dell’essere. Fino a qualche anno fa, i “no-vax” erano uomini e donne contrari alla somministrazione dei vaccini esavalenti ai neonati per patologie acclamate; contrari cioè all’utilizzo di vaccini ampiamente sperimentati. Uomini e donne con un’opinione quanto mai radicale. Improvvisamente sono diventati no-vax coloro che, di fronte a una novità assoluta, totalmente inedita e inaudita nella storia, come è stato detto da subito dagli stessi governi di tutto il mondo, hanno solo alzato la mano per dire che qualcosa non tornava e, in ogni caso, per affermare il diritto di non vaccinarsi in quanto un obbligo vaccinale è stato realizzato solo di fatto, per ricatto, appunto impedendo loro di partecipare alla vita collettiva. Improvvisamente era un No-vax chi, come me, si era vaccinato ma riteneva semplicemente assurdo il trattamento in atto, il distanziamento a cui hanno aggiunto “sociale”, che a casa mia vuol dire una cosa ben precisa e non certo la distanza da mantenere sugli autobus. Una quantità smisurata di opinionisti, politici, responsabili di governo, rappresentanti delle istituzioni, giornalisti, e tanti altri hanno tacciato questi cittadini italiani, che, lo ripetiamo, erano nel pieno dei loro diritti, che poi sono i diritti di tutti, con i peggiori appellativi. È stata augurata loro la morte, la sofferenza, le piaghe, la solitudine e l’esclusione. Non solo a parole, gli è stato impedito di svolgere le funzioni sociali più elementari, e gli è stato tolto il lavoro. Trattando il covid come fosse la peste anche-dopo-aver-appreso che le cure domiciliari precoci efficaci esistevano già a febbraio 2020, hanno creato una delle peggiori ingiustizie della storia del nostro paese. Un vero e proprio stigma gli è stato cucito addosso e sono state prospettate, con lucida razionalità, conseguenze per loro e schemi comportamentali per tutti gli altri al fine di farli partecipare all’emarginazione, degni delle peggiori maggioranze della storia. Nonostante la carenza di personale medico sono stati sospesi medici qualificati, impedendogli di lavorare persino quando muniti di green pass per guarigione, contraddicendo, per altro, quanto le istituzioni stesse avevano predisposto, evidentemente per ingaggiare una guerra contro una parte della propria popolazione e sperimentare, invece che il vaccino, una capacità di risposta, di protesta, in una popolazione già incapace di puntare i piedi quanto dovrebbe. Complottista io? Magari! Altra parola usata malissimo. Complottista è chi i complotti li ordisce, non chi ne sospetta l’esistenza. E un complotto in atto c’è eccome, ma non è quello che viene in mente ormai alla maggioranza, che parla male perché pensa male, ma è il complotto per il bene, quello necessario al ripristino dei diritti e delle libertà, come quello di Avvocati liberi, su cui torneremo in futuro. Per fare il male basta poco. Il bene ha bisogno di una società organizzata e rispettosa e ha bisogno di tempo, tutto il tempo e la pazienza di resistere e vedere ogni cosa tornare al suo giusto posto.
Chi durante “il regime morale” ha vessato, giudicato, discriminato, ora comincia ad agitarsi perché non vorrebbe passare sotto il giudizio del tempo. Ma cambiano le condizioni. Ora costoro vorrebbero che continuasse la narrazione di sempre, vorrebbero evitare di passare come violatori dei diritti individuali, civili e umani, non vogliono si crei la proverbiale futura memoria. Purtroppo per loro non reggeranno l’onda lunga del tempo. Tra le tante evidenze del fatto che i cosiddetti no-vax non sono mai stati dei cretini incolti come è stato detto da subito – evidenze che chi ha davvero avuto la volontà di raccoglierle ha sicuramente avuto modo ormai – citerò le sole dichiarazioni ormai stranote di Pfizer con cui la multinazionale ammette la mancata sperimentazione del vaccino. Neppure di fronte a questo si ferma a riflettere la coscienza di costoro. No, continuano con la sicumera di sempre, ancora credendo (o fingendo, ormai) di aver capito tutto, di sapere cosa è o non è la scienza per sentito dire, di impartire lezioni sulle necessità di sospendere i diritti per un senso del dovere supremo, ed era evidentemente il dovere di obbedire acriticamente, ebbene a costoro domando, al futuro anteriore, se ne sarà valsa davvero la pena. La pena che non hanno ancora provato, badate bene, ma che proveranno nel momento del buio personale, che prima o poi arriva, la pena di aver parlato senza sapere, la pena di appartenere a una schiera – non dimenticheremo mai – che ha nutrito, con bocconi frequenti, il peggior odio contro questi cittadini loro fratelli, pronunciato parole che sono anatemi. Quali anatemi? Questi:
Ora starnazzano perché per decreto sarebbe stata posta fine all’era Covid, non hanno neppure la lucidità mentale sufficiente da capire che è, al più, un anticipare quanto sarebbe accaduto il 1° gennaio 2023 per il termine previsto. E poi è tutto da vedere, potrà sempre essere una carta da tirare fuori quando l’ordine pubblico non sarà allineato al loro volere, e in più, comunque, dovranno restituire l’immagine di oscillazioni continue dei contagi, ne va della credibilità dello story telling. Per quanto distopico sia questo romanzo di Stato non può finire senza un finale che salvi la faccia dell’autore.