Ddl sull'aborto

Disegni di legge sull’aborto, maggiori diritti al concepito e non alla donna. Inconcepibile

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Per la terza volta Maurizio Gasparri propone uno Ddl sull’aborto che prevede la riformulazione dell’art.1 della Costituzione, che recita: “La capacità giuridica si acquista al momento della nascita” e vorrebbe recitasse “ogni essere umano ha la capacità giuridica fin dal momento del concepimento”. Vorrebbe anche istituire la Giornata della vita nascente – il che è interessante perché si presume che esista anche una vita morente, ma è troppo sottile come argomentazione, restiamo alle cose evidenti. Una tale riformulazione dell’Articolo 1 vorrebbe dire subordinare i diritti della madre a quelli del feto, anzi dell’embrione (a proposito, chissà cosa pensa Gasparri dei primi embrioni sintetici creati al mondo senza l’utilizzo di ovuli e spermatozoi).

Un disegno di legge che se venisse approvato sarebbe un grave passo indietro nella storia dei diritti, come quello dell’assistenza medica sicura e alla salute. Lo sappiamo benissimo: non saranno le leggi a fermare gli aborti, che ci sono sempre stati, e come ci sono nei paesi dove dietro il paravento della religione il patriarcato batte il ferro ogni singola ora del giorno e della notte, ma li esegue nelle peggiori condizioni sanitarie, senza alcuna dignità per la persona e, non a caso, lì dove trovano il benestare della maggioranza degli uomini, gli aborti senza sicurezza e senza regolamentazione legislativa rientrano tra le pratiche di potere sul corpo della donna al pari dell’infibulazione e del controllo sessuale.

Con Ddl sull’aborto come questi, se approvati, non si farebbe che creare donne fuorilegge – non criminali. Così come la legge n.94 del 2009, che inventò il fantasioso reato di clandestinità, non rese criminali i migranti ma anche questi dei fuorilegge senza che poi, nella realtà di fatto, la comunità con le sue relazioni sul territorio, la popolazione nel convivere gli uni con gli altri li potesse davvero condannare o denunciare, perché nessun male commesso si poteva leggere negli occhi di quelli per il solo fatto di migrare.

Oggi le cose sono un tantino diverse. Non si può dire che certi parlamentari siano insensibili ai diritti, ma si può dire che li usino in modo strumentale. Dai diritti del salmone a quelli dell’embrione, è un attimo.

Della stessa idea di Gasparri è il senatore della Lega Massimiliano Romeo, anche questi impegnato sulla tutela del concepito. Inconcepibile. Come scrive Chiara Ghiglione su Collettiva:

«(…) la strategia delle destre che accolgono le istanze dei movimenti antiabortisti e no choice, era già ben chiara guardando le Regioni in cui governano: in Piemonte è stato istituito un fondo di 400 mila euro a favore delle associazioni antiabortiste; in Liguria, i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia, e in parte quelli di Forza Italia, si sono astenuti dal votare l’ordine del giorno sull’accessibilità all’interruzione di gravidanza nelle strutture sanitarie del territorio; nelle Marche così come in Umbria è stato fortemente ostacolato l’accesso alla RU486, l’aborto farmacologico, meno invasivo e pericoloso per la donna.
La messa in discussione del diritto a un aborto sicuro e libero avviene quindi attraverso due diverse modalità tra loro complementari: la colpevolizzazione della donna e il tentativo di modificare fondamentali principi giuridici».

In un’intervista di Valentina Ascione su «ilRiformista», Emma Bonino mette in evidenza come gli unici a pronunciarsi sul diritto a un aborto in sicurezza e in generale sui diritti delle donne e sulla gravidanza siano state poche associazioni, tra cui, come sempre meritevoli è dire poco, la Associazione Luca Coscioni con Marco Cappato e Filomena Gallo. La senatrice fa intendere di non nutrire la stessa fiducia per il cambiamento che nutre l’Associazione. Noi crediamo che non di fiducia si tratti, ma di lotta ostinata, di testardaggine persino, quella sana testardaggine di un pensiero radicale che manca in Italia e che Emma Bonino – involontariamente – ci ricorda, quando il movimento radicale era ancora integro e forniva anticorpi a una società sempre più omologata, sebbene allevasse in seno personaggi come Eugenia Roccella, che nel ’75, fa notare Loredana Lipperini su «La Stampa», scrisse un libro dal titolo Aborto facciamolo noi, e oggi è il ministro delle Pari opportunità, della famiglia e altre amenità nel governo Meloni.

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