Gli Italiani leggono poco ma ascoltano
Secondo i dati riportati da Giulio Blasi e Sandra Furlan (in un pezzo uscito su «Domani» di lunedì 14 novembre) il settore degli audiolibri, numeri alla mano, è in netta crescita.
Tuttavia i due autori riferiscono che, a parte questa positiva tendenza, l’Italia continua ad essere tra i paesi europei che leggono meno. In un altro passaggio Blasi e Furlan individuano nelle biblioteche pubbliche (da quelle scolastiche a quelle universitarie, passando per quelle comunali) l’anello mancante della catena produttiva che avvicina editoria e utenza.
Di fatto – è spiegato nell’articolo – sono già in corso d’opera diverse iniziative per arricchire il catalogo delle biblioteche (così come sarà meglio definito in un convegno domani a Firenze) e in questo rinnovato contesto l’audiolibro sembrerebbe occupare un ruolo centrale.
Rispetto a queste notizie noi (che restiamo un po’ somari e quindi prevenuti sulle questioni di politica culturale, dato la politica in genere ci dà sempre un po’ da pensare) possiamo solo nutrire fiducia per l’avvenire; e intanto apprezzare l’impegno di quanti sono coinvolti nel settore degli audio libri, e che evidentemente stanno svolgendo un lavoro eccellente.
In un altro brano del loro editoriale, Blasi e Furlan trasmettono altri dati interessanti; come per esempio la durata media per sessione d’ascolto, ora attestata attorno ai trenta minuti.
Veniamo dall’ascolto e dunque tutto ciò che riguarda questo argomento ci affascina. Ci chiediamo se sia possibile mettere sullo stesso piano (rispetto alla medesima esperienza, e cioè l’approccio ad un libro) due esperienze differenti come leggere un testo oppure ascoltarne la registrazione vocale.
Come per altre cose ringraziamo il cielo per non avere risposte, tuttavia la domanda andrebbe posta davvero e raccoglierebbe varie istanze: dalla capacità di concentrazione alla realtà della solitudine fino alle richieste degli abitanti della notte (tutte cose che, a suo tempo, inutilmente vennero indicate ai responsabili della radiofonia).
Oggi che la parola Tema va tanto di moda (tra poco si dirà “…devo andare alla toilette perché il Tema è che devo far pipì”) questo sarebbe un soggetto da affrontare, prima che arrivino i teorici del Metaverso con i loro libri in promozione.
Il ricordo del fotografo Roberto Masotti e la Radio come arte
Per ricordare il fotografo Roberto Masotti, spentosi poco tempo fa, l’editore SeiperSei rimanda in libreria You turned the tables on me; una raccolta di di scatti dove alcuni grandi jazzisti degli anni Settanta, da Lester Bowie a Cecil Taylor, posano accanto a un tavolino.
Oltre ad essere stato nostro ospite alla radio in diverse occasioni (ed averci messo nelle condizioni, in una circostanza, di avvicinare Maurizio Pollini…) Roberto Masotti è stato un operatore culturale – come la stampa ha ricordato in questi giorni.
Chiunque si sia dedicato alla diffusione dell’arte (non importa quale e non importa in che modo) ha fatto anch’esso l’operatore culturale. La radio d’autore, per esempio, è stata una forma d’arte – pure se nessun lo ha riconosciuto.
Uno stato d’animo che abbiamo sempre avvertito, sin da quando partimmo nel 1980. Era un pomeriggio di sabato quando, conducendo un programma, ricevemmo una telefonata e finalmente fummo certi c’era qualcuno che ci ascoltava. Che ci aspettava.
Keith Emerson, Saul Bellow e Raffaele La Capria. Consumi culturali e Marino Sinibaldi tra editoria, cinema e social. Il successo del Graphic novel
Su una questione centrale come quella dei consumi culturali, scende in campo un’autorità come Marino Sinibaldi, firmando un articolo su Domani di venerdì 18 novembre.
A lungo Direttore di Radio3, Sinibaldi accentua la difficoltà di comprendere la direzione verso la quale si indirizzano i gusti e le consuetudini del pubblico; parlando non solo di editoria ma anche di cinema; e giungendo alla conclusione che è impossibile, oggi come oggi, individuare un segnale preciso.
Per esempio nel settore dei libri la frammentazione è causata da molti elementi: dall’affermazione di Tiktok alla diminuzione dell’utenza tradizionale (quella che si reca in libreria e legge le recensioni). Non cambia tuttavia il risutato finale – secondo le conclusioni di Sinibaldi, sorrette dai dati provenienti dalla Associazione Italiana Editori – e cioè che si legge sempre meno e che di conseguenza toccherà attendere indicazioni più chiare per comprendere cosa succede.
Nella analisi di Sinibaldi viene rimarcato il successo dei Graphic Novel, che sulla carta dovrebbe rappresentare il primo passo verso letture più importanti.
Ci è venuto in mente quando da ragazzi, acquistando i dischi, avevamo come idolo il tastierista Keith Emerson; il quale era molto popolare ma anche molto attaccato dalla stampa, che lo accusava di suonare tanti generi senza approfondirne nessuno.
Col tempo abbiamo preso le distanze dalla sua musica, ma gli abbiamo sempre riconosciuto di averci instradato; giacché tutto quello che abbiamo ascoltato dopo lo dobbiamo a lui e al suo eclettismo – che sarà stato pure superficiale, a detta degli esperti, ma che per noi fu come la scoperta dell’America – perché noi non vedevamo l’ora di scoprirla l’America.
Così il Premio Nobel per la Letteratura Saul Bellow disse sua sorella suonava male, seguendo a malapena il metronomo: ma gli fece scoprire Mozart.
In un’occasione lo scrittore Raffaele La Capria dichiarò esistono due carriere: quelle degli artisti che ammiriamo, e quelle nostre che impariamo.
Si parla di molte cose, quando si parla di comunicazione e di cultura, ma non delle persone. Del perché alcune desiderano imparare e altre No. Ugualmente la comunicazione e la cultura devono rivolgersi a tutte loro. ©RIPRODUZIONE RISERVATA