Roberto Roversi. Moravia, Video Music, le cene con Rick Hutton
Accadono troppe cose. Dunque escono troppi libri. La media è 200/250 al giorno. La professione è in ritardo. Sarà così fino alla fine. Nell’eccitazione dell’ambiente di lavoro. Nell’indifferenza della società.
Condivisibili le osservazioni di Moravia sul frastuono del rock, pure quel frastuono lo abbiamo cercato; intanto che la memoria torna alle cene con Rick Hutton, tra i conduttori del canale, dove il cibo era inferiore al vino – non come qualità.
Da un’altra pacchetto spunta un’antologia di Roberto Roversi, il poeta bolognese che scrisse i testi per Lucio Dalla. Un vuoto di memoria ci porta ad aprire la rubrica e a controllare. Quando lo rintracciamo, ci sembra di avercelo di fronte.
Gli ultimi di Quodlibet, Federico Fellini e letteratura, un nuovo Primo Levi, le lezioni di Sergio Solmi, una raccolta di interviste di Gianni Celati. Per la musica contemporanea, Paul Bley.
Opere sugli anni Settanta, nuova tendenza per libri e non solo. La band Comaneci, l’ultimo di Wu Ming: Ufo78 e l’ultimo di Miguel Gotor. Mughini e Il Grande Disordine.
Ricordiamo bene come sul principio degli anni Ottanta, quando ci affacciammo sul mondo del lavoro, ancora si percepisse l’onda lunga di quello che era stato e si confidasse essa potesse durare, che potesse dare un senso anche alle nostre cose.
Gli altri anni Settanta, Pier Paolo Capovilla su Artaud, Franco Basaglia, Anthony Braxton che suona nel manicomio di Trieste e la performarce involontaria di Ravi Shankar
In una circostanza Artaud (sul quale Mick Jagger anni fa era pronto a fare un film) specificò che lo spettatore, al termine di uno spettacolo, dovrebbe tornare a casa consapevole di aver preso parte ad un “…momento cruciale”.