Addio a Ernesto Tagliani. Fu uno dei costruttori di Ushuaia in Terra del Fuoco

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Edda Cinarelli, che vive e lavora in Argentina, ci consegna questo addio a Ernesto Tagliani ricordando il suo impegno per una collettività altra, possibile, carica di memoria e di visione


Se ne sta andando la generazione che è stata protagonista dell’ultima grande ondata immigratoria dall’Italia all’Argentina, quella arrivata nel secondo dopoguerra. Gli italiani venivano alla ricerca di un lavoro o di un futuro migliore ma c’ è anche stato chi è venuto per paura dello scoppio di un nuovo conflitto mondiale.

Sono partiti da zero e nella maggior parte dei casi si sono fatti una buona posizione economica lavorando quasi senza riposo.

Tutti loro hanno dato un contributo innegabile alla cultura argentina e sono stati gli eroi di un’impresa epica, ma alcuni di loro sono diventati dei veri punti di riferimento come ad esempio Agostino Rocca, suo figlio Roberto Rocca, Luigi Pallaro, Roberto Baccanelli, Antonio Macri, Ernesto Tagliani, Franco Livini. Purtroppo il 26 giugno scorso ci ha lasciati per sempre Ernesto Tagliani

Addio a Ernesto Tagliani uno dei costruttori di Ushuaia in Terra del Fuoco

Nato nel 1928, nel comune di Castello di Serravalle (Bologna), emigrato nel 1948 in Argentina, a Ushuaia, con la spedizione Borsari-Tagliani, ha ricoperto per anni l’incarico di presidente della Associazione degli imprenditori emiliano-romagnoli in Argentina. Su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, il 2 giugno 2014 è stato insignito della distinzione onorifica di commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

Tagliani ha combattuto qui in Argentina quella che ha definito la sua terza guerra mondiale, quella contro le avversità climatiche.

28 ottobre 1948 nasce Ushuaia italiana

Il 28 ottobre 2021 di tutti gli anni, Ernesto Tagliani era emozionato, lo sguardo perso come se vedesse un panorama distante, ricordava infatti quando un 28 ottobre di 73 anni fa è arrivato a Ushuaia, nella Terra del Fuoco, con l’impresa di Carlo Borsari, di cui il padre era socio, per costruire il porto e il nucleo della città.

In Italia, era da poco finita la guerra e Ernesto negli orecchi, nel corpo e nello spirito ricordava ancora il sibilo delle bombe, la loro posteriore esplosione e i morti. Quanto dolore e quanto spavento. Chi ha vissuto quei momenti non se li può dimenticare. Nella Terra del Fuoco i dipendenti dell’impresa hanno trovato un freddo intenso e hanno dovuto combattere una nuova guerra, questa volta contro il clima, ma dopo l’orrore vissuto ce l’hanno messa tutta per sopravvivere e per lavorare con lena, anche per non sentire il gelo. Quando sono arrivati a Ushuaia c’erano poco più di duemila abitanti. L’impresa aveva firmato un contratto con il Ministero della Marina argentino per costruire diverse opere pubbliche da portare a termine in due anni. Così sono arrivati due contingenti di impiegati dell’impresa Borsari con macchine e materiali. Un gruppo è venuto con la nave Genova, il 28 ottobre 1948, l’altro con il Giovanna Costa, il 6 settembre 1949.

Gli operai italiani, con ingegneri e personale specializzato hanno costruito alberghi, il mattatoio e il frigorifero, le scuole, la centrale elettrica, le case per i militari, la diga per portare l’acqua, le fogne, i rioni Solier e Almirante Brown, quest’ultimo lo chiamavano, tra loro, la Nuova Bologna. Hanno edificato il nucleo dell’attuale città, che è divenuta piano piano uno dei centri turistici più importanti dell’Argentina. Un luogo da sogno, con monti innevati, laghi trasparenti e tanti boschi.

Quasi tutti gli italiani arrivati con la spedizione Borsari -Tagliani sono andati via da Ushuaia, ne sono rimasti pochi, ma anche quelli che se ne sono andati continuano a ricordare a sognare quei monti e il canale di Beagle, un paesaggio unico e mozzafiato così, con molto diritto, possiamo dire che Ushuaia è quasi italiana, lo è la sua anima. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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