il primo sciopero della storia
Frammento contenente iscrizione relativa a Urukagina, 2350 a.e.v. circa, trovata a Telloh (l'antica Girsu). Fonte: Wikipedia

Il primo sciopero della storia? Risale al 1166 a.C e a 4300 anni fa la prima riforma della burocrazia. Vediamo cosa è cambiato

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Proponiamo un bell’articolo di approfondimento sul primo sciopero della storia. Con la sua profonda esperienza nell’ambito delle trattazioni sindacali, ma anche per le conoscenze che ha di storia e degli aspetti a un tempo culturali e cultuali dell’antichità, l’autore, Gianfranco Rucco, ci dona immagini vivide dell’antico Egitto e di alcuni aspetti dell’antropologia sumero-accadica. Buona lettura.


Il primo sciopero della storia e la prima riforma della burocrazia: l’aumentare incontrastato dei tassi di interessi e la corruzione non appartengono solo alla modernità

I mass media si occupano sempre più spesso delle problematiche relative alla riforma della burocrazia ed alla difesa delle condizioni economiche del lavoro attraverso l’azione diretta comunemente definita “sciopero”, temi sui quali si è incentrata l’attenzione della politica per decenni e che costituiscono elementi essenziali praticamente delle agende di ogni governo.

Poiché però viviamo in una società che, a causa dello spaventoso abbassamento del livello culturale dovuto al tranciamento delle radici classiche della formazione scolastica  e in forza della semplificazione estrema della comunicazione aggravata dal bombardamento dei social media sta perdendo la memoria storica, l’opinione pubblica è portata a ritenere che tali questioni siano problematiche recenti.

Se li si analizza in chiave storica. in realtà i problemi della “riforma della burocrazia” e della difesa delle condizioni economiche del lavoro mediante lo  sciopero, lungi dal costituire una caratteristica dell’era moderna e contemporanea sono antichissimi e se ne trovano tracce evidenti e ben documentate nella civiltà sumera ed in quella egizia.

Lo attesta il più antico documento sulla Libertà: risale a 4300 anni fa la prima riforma della burocrazia

La più antica testimonianza attestata di un intervento di riforma della burocrazia, infatti, risale a più di 4.300 anni fa, allorché Urukagina, un Ensi[1] della città di Lagash, «divenne famoso – si legge su Wikipedia – per la sua legislazione basata sui principi di libertà (il suo editto è il più antico documento conosciuto ad utilizzare esplicitamente questa parola), uguaglianza e giustizia, e per le riforme sociali e morali che ne conseguirono».

In particolare, la riforma di  Urukagina ebbe ad oggetto, oltre che la moderazione dei tassi di interesse che erano divenuti progressivamente sempre più alti, la lotta alla corruzione, ampiamente diffusa all’interno della vasta burocrazia statale e la separazione tra “Stato” (il Palazzo reale) e “Chiesa” (il Tempio).

Urukagina sosteneva che fosse stato il Dio di Lagash, Ningirsu, a ordinare di “restaurare i decreti del passato e porre fine all’oppressione dei poveri”[2].

Tale ispirazione divina si evince chiaramente da alcuni estratti del suo editto:

Da tempo immemorabile, da quando la vita ha avuto inizio, il capo dei barcaioli si appropriava delle barche, il funzionario addetto al bestiame si appropriava degli asini, un altro delle pecore, e il funzionario preposto alla pesca si appropriava  dei…Queste erano le usanze di una volta! Quando Ningirsu, guerriero di Enlil, diede la regalità su Lagash…egli riformò le usanze dei tempi precedenti.

Urukagina rimosse il capo barcaiolo, rimosse il funzionario addetto al bestiame, rimosse l’ispettore della pesca, rimosse il supervisore del magazzino dei cereali dal controllo sulle tasse in granaglie, rimosse il funzionario responsabile del pagamento delle tasse in argento e rimosse il funzionario responsabile della consegna delle tasse scegliendolo tra i funzionari del palazzo invece che tra i funzionari del tempio.

Il “codice” di Urukagina «rendeva esenti da tassazione le vedove e gli orfani; obbligava la città a pagare le spese funebri (incluse le libagioni per il viaggio del morto nel mondo inferiore); decretò che i ricchi dovessero usare l’argento nelle contrattazioni con i poveri, e se il povero non desiderava vendere, nessuno potesse forzarlo a farlo».

Fu solo grazie a Urukagina che il potere della casta sacerdotale venne notevolmente ridotto

Urukagina mandò in soffitta la vecchia burocrazia, risanò l’economia, si avvalse di funzionari di controllo, istituì un primo codice legale e diede vita a una sorta di programma di interventi sociali, che tra l’altro contemplava la protezione e l’assistenza alle vedove e agli orfani.

Queste politiche solidaristiche di restaurazione della giustizia originaria voluta dagli “Dei” a mezzo, soprattutto, di manovre sui tassi di interesse, caratterizzarono tutta la legislazione sumero-accadica ed ebbero la loro espressione più nota nel successivo Codice di Hammurapi, per traslare più tardi nell’Antico Testamento quali canoni di regolazione dei rapporti economico-sociali all’interno del popolo dell’Alleanza come si evince chiaramente, ad esempio, dal Libro del Deuteronomio.

Il primo sciopero documentato fu organizzato in Egitto dai costruttori, che erano uomini liberi, non schiavi

In ordine al secondo argomento, il primo sciopero conosciuto della storia dell’umanità si verificò in Egitto nel 1166 a.C., sotto il regno del faraone Ramsete III, e coinvolse 120 operai di Deir el-Medina, un sobborgo di Tebe (Luxor), che lavoravano alla costruzione della tomba del faraone, come ci riferisce Jean-Jaques Marie nella sua opera citata in nota[3].

Di tale evento abbiamo ampia documentazione nel resoconto dello scriba Amennakht, che apparteneva al gruppo degli scioperanti.

Forse altri scioperi sono precedentemente avvenuti  in Egitto o nella Sumeria, senza che vi fosse la presenza di un individuo capace di scrivere e interessato a ricostruirne la storia.

Gli operai incaricati della costruzione delle tombe reali erano degli uomini liberi, non degli schiavi, che lavoravano come salariati e il loro salario veniva pagato in derrate alimentari (sacchi di grano, pesce, ecc.).

I sacchi di derrate venivano conservati nel Ramesseum, il tempio vicino,  da dove venivano distribuiti agli operai sotto la sorveglianza dell’alto funzionario reale che supervisionava il loro lavoro.

I sacerdoti e i funzionari ne prendevano una quota ed accadeva anche che talvolta sostituissero una parte dei sacchi con altri contenenti  cibo avariato.

In quell’anno il governatore della regione tardò ad inviare i sacchi di derrate e gli operai protestarono chiedendo dapprima l’intervento del faraone, poi del funzionario supervisore, ma ottennero solo alcuni sacchi di derrate non sufficienti per tutti ed a quel punto decisero di sospendere il lavoro e di occupare il Ramesseum.

Questo primo movimento durò tre giorni e, sulla carta, ottennero la soddisfazione delle proprie rivendicazioni, le derrate arrivarono e la protesta cessò, ma qualche mese dopo i ritardi nel pagamento ricominciarono e gli operai entrarono di nuovo in sciopero; questo accadde per tre volte durante una delle quali vi fu una nuova occupazione del Ramesseum.

Queste azioni furono un vero e proprio sciopero, giacché gli operai di Deir el-Medina sospesero effettivamente il lavoro per imporre ai responsabili della regione e del cantiere il pagamento del loro salario.

Successivamente questi 120 operai designarono dei portavoce, con il ruolo più o meno nettamente definito di rappresentanti, i quali condussero le trattative e quindi negoziarono con il funzionario supervisore e con i sacerdoti.

Questo movimento reiterato può propriamente definirsi sciopero o parlare di sciopero per quell’epoca è un anacronismo?

Come afferma uno storico di tale movimento:

Non c’è dubbio che vi fu una cessazione delle attività volontaria e collettiva, poiché vi presero parte, simultaneamente, tutti i lavoratori e i loro capi. Il considerevole ritardo nei pagamenti sembra aver acceso la collera e l’agitazione anche nella comunità dei lavoratori  Gli operai bloccarono le proprie attività tutte le volte che ciò fu necessario, cercando di far prendere coscienza alle autorità dei problemi relativi ai ritardi dei pagamenti e alla corruzione degli amministratori. (…) I lavoratori protestarono contro le irregolarità sedendosi di fronte alle porte dei templi e occupandone gli edifici, una misura, questa, che ebbe dei risultati efficaci, alla maniera di un moderno sit-in, per dare maggior peso alle loro rivendicazioni. La loro pressione e le occupazioni ottennero i frutti sperati, ma la situazione non migliorò di molto. (…) non sappiamo in quale momento gli operai egiziani incominciarono ad organizzarsi (…). È tuttavia evidente che vi furono una coordinazione e un accordo tra gli operai durante tutti quegli anni. Si tratta di un tema rispetto al quale i lavoratori egiziani avevano una coscienza di gruppo[4].

È chiaro, infine, che in quel movimento i 120 operai manifestarono una chiara consapevolezza dei loro diritti e dei loro interessi collettivi specifici di salariati, che li spinse ad agire insieme per difenderli insieme.

Caratteristiche di uno sciopero

Una delle condizioni essenziali perché si possa parlare di sciopero è che sussista un rapporto di lavoro in forza del quale i lavoratori mettono a disposizione del datore le proprie opere ed in cambio percepiscono un salario, ancorché corrisposto in natura.

Lo definizione dei termini dello scambio lavoro versus retribuzione presuppone il negoziato ed esita in un contratto, verbale o scritto a seconda dei periodi della civiltà; i lavoratori possono reclamarne il rispetto, oppure esigerne il miglioramento, in primo luogo rivendicando un aumento salariale: tali sarebbero state le forze motrici e le ragioni degli scioperi nel corso dei secoli.

Il comportamento dei lavoratori egizi, quindi, può essere ricondotto correttamente alla nozione di sciopero e di certo vi è che gli scioperi si sono ripetuti in Egitto, nel sito della Valle dei Re, fino alla fine della ventesima dinastia, sotto il regno di Ramsete XI, durante il quale il sito venne abbandonato quale luogo di sepoltura reale.

Le autorità dell’epoca non usarono la forza per reprimere gli scioperi. Come stanno le cose 172 generazioni dopo?

Considerando il tempo ed il luogo in cui si sono verificati i fatti in esame, fa riflettere la circostanza che nei resoconti delle vicende non vi sia alcun riferimento a tentativi di uso della forza pubblica da parte dei funzionari egizi per far cessare gli scioperi e riportare coattivamente al lavoro gli operai, fatti verificatisi spesso invece, purtroppo, in età moderna.

Il trattamento riservato a lavoratori in condizione di schiavitù sarebbe stato probabilmente ben diverso, ciò non di meno il carattere incruento della reazione e del comportamento dei funzionari reali è un elemento da sottolineare .

Al termine di questo percorso nella storia antica iniziato 4.300 anni fa, che copre quindi un arco di 172 generazioni, viene da chiedersi quali siano le ragioni per le quali, apparentemente, l’umanità non abbia fatto sostanziali progressi in tema di moralità sul piano sia pubblico che privato, atteso che i comportamenti e le loro motivazioni non sembrano essere significativamente cambiati nel corso dei secoli.

Ovviamente la ricerca di una risposta a questa domanda richiede un’analisi di carattere interdisciplinare ben più ampia e profonda, ma tenendo conto che le attuali dinamiche di dissoluzione dei legami di natura comunitaria che colpiscono le società c.d. evolute stanno velocemente aggravando il quadro dell’etica della relazionalità, forse vale la pena di riflettere attentamente su quello che può ancora insegnarci la storia. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

[1] titolo regale in uso nella Mesopotamia protodinastica

[2] (cfr. Alan F. Alford. Il mistero delle genesi delle antiche civiltà)

[3] Jean-Jacques Marie, «Préhistoire de la grève», Cahiers du Mouvement Ouvrier, n. 64, 4° trimestre 2014, pp. 79-87. Trad. italiana di Paolo Casciola, in

https://www.aptresso.org/files.spazioweb.it/Lotte_Proletarie/Jean_Jacques_Marie_La_preistoria_dello_sciopero_Dall_antico_Egitto_alla_Francia_di_meta_Ottocento.pdf.

[4] La citazione è tratta dal lavoro di Nelson Pierrotti, La première grève de l’Histoire, XIIe siècle, 1166 av. J.C., disponibile online al seguente link: http://www.egyptos.net/egyptos/histoire/la-premiere-greve-connue-de-lhistoire.php#nb-1
 (corsivi nell’originale).

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