La migliore letteratura erotica italiana: SadAbe alias Elena Bibolotti
La prolifica autrice di romanzi e racconti SadAbe, al secolo Elena Bibolotti, è nota al pubblico dei fedelissimi come scrittrice di genere erotico. Diplomata all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, assistente di Roberto Cotroneo al Master biennale della Luiss in editoria, pubblica negli scorsi anni Justine 2.0 (Ink Edizioni); Pioggia Dorata ed Io e il Minotauro (Giazira Scritture); Conversazioni Sentimentali in Metropolitana (Castelvecchi). In questo articolo ci occupiamo dei racconti riuniti sotto il titolo Bugie Private, storie vere con del sesso attorno del 2022.
In questi casi giova sempre ricordare al lettore i nobili precedenti di questo genere: da Il puro e l’impuro di Colette pubblicato da Adelphi, molto apprezzato dal compianto Roberto Calasso, al celebrato (e anche cerebrale) Delta di Venere di Anais Nin, vera record woman anagrafica (Angela Anaïs Juana Antolina Rosa Edelmira Nin y Culmell), giù fino al più recente best-seller Cinquanta sfumature di grigio di E.L. James (Erika Leonard). È forse indispensabile citare queste referenze, perché la letteratura erotica al femminile sembra ogni volta apparire sorgiva, senza predecessori, in modo non troppo dissimile dalla constatazione che l’erotismo femminile sembra nascere solo col Ventesimo secolo; convinzione che sappiamo non vera ma che, pure, lasciamo circolare.
Letteratura erotica: il mimetismo necessario affinché il sesso sia esperienza di conoscenza
Dirò subito che Bugie private merita ampiamente la lettura, anche da parte dell’individuo più distratto e alieno dalla dolcezza e dalla violenza impliciti nei sentimenti e nel sesso. Intanto, perché l’autrice non fa mistero né dell’una né dell’altra: la pagina di SadAbe è meditata, attentamente progettata e stesa, nulla vi appare casuale. Poi il notevole mimetismo: chi scrive racconti erotici non può permettersi la sola angolatura del maschio o della femmina: deve essere in grado di interpretare entrambi, più tutte le gradazioni intermedie che si sono venute aggiungendo nei più recenti sviluppi delle identità di genere.
Non essendo un critico di professione (posto che ve ne siano ancora: magari alcuni, ben dentro e al sicuro nelle pagine dei maggiori quotidiani e magazines di quotidiani) sono lieto di recensire una cara amica, quantunque di un tempo lontano; ma ne sono anche imbarazzato. Non per l’oggetto erotico – ritengo di aver largamente sopravanzato questo tipo di remore – quanto per il fatto d’interrogarmi sulla possibilità stessa dell’erotismo così come – in senso più ampio – sulla possibilità dell’estetismo nell’ attuale società italiana. SadAbe/Elena ci diletta molto con la sua prosa esatta, con il suo virtuosismo linguistico; ma con la sua apparente leggerezza ci pone più quesiti di quanti non ne disciolga. Un’agevolezza nella lettura che però non sarà tranquillizzante.
Oltre l’estetismo. La letteratura erotica di Elena Bibolotti possiede il tempo e la libertà tipici della vera sfera erotica
Dicevo della possibilità di erotismo ed estetismo, dal momento che, a mio modo di vedere, le due posture sono per essenza la stessa cosa: l’una, l’estetismo, è la teoria di ciò che l’erotismo intende volgere in azione. Entrambe mi appaiono profondamente inattuali. La riduzione del lavoro umano ad una subdola forma di semi-schiavitù che nutre – anche poco e male – legioni di semischiavi è del tutto antagonista della fantasia propria della sfera erotica, la quale necessita di tempo e libertà per realizzare i propri scopi. Ma c’è dell’altro, e qui devo fare una digressione.
Da gran tempo collaboro con un’entità politica (di cui ometto il nome) di concerto con un amico che ha svolto onorabilmente alcuni mandati parlamentari. Ho appena appreso che un membro della nostra segreteria nazionale (non l’ultimo arrivato) è passato al “polo di centro” ed è ora entusiasta sostenitore del suo leader. Questo fa il paio con analogo caso risalente alle ultime elezioni comunali di Roma, dove il candidato presidente del municipio XV (in quel caso procedente in senso contrario, dal leader di centro verso altri lidi) a meno di quarantott’ore dalla proclamazione del risultato del voto aveva accettato una proposta del suo competitor vincente, per un posto da assessore. Ebbene, a me sembra senza ragionevole dubbio che “puttane” o “papponi”, termini usati in origine per definire spregiativamente persone incapaci di resistere alle più abiette tentazioni sessuali, siano oggi molto più adatti a definire il demi-monde della politica faccendiera ed opportunista; in questo modo, però, sguarnendo da queste espressioni di rara potenza l’ambito in cui esse hanno avuto origine.
I personaggi creati da Elena Bibolotti: pure macchine desideranti
Ma allora cosa sono, i tanti personaggi dei racconti di SadAbe, se sfuggono all’abituale e, in fondo, rassicurante, turpiloquio, che ha un nome per tutte le tendenze equivoche? Io li definirei nulla più che delle macchine desideranti. Nella tessitura di questi racconti ci sono frequenti riferimenti a desideri incontenibili, erezioni grandiose, mutandine intrise di umori prima ancora di essere sfiorate da mano umana, sessi più duri della pietra. Cito alla rinfusa (al lettore scoprire, poi, da dove sono tratte queste citazioni): “rimasi immobile, muto, completamente frastornato dal desiderio”; “con la voce impastata di sesso”; “lei indietreggia – ha già gli occhi evanescenti, liquidi – segue il ritmo del bull che si fa avanti in un passo a due pieno di tensione”; “indossava pantaloni combat e canotta militare: seni minuti (…) gambe infinite, le unghie dei piedi magri e lunghi da madonna orlate di nero. Una lordura così sorprendente che gli venne duro”; “esce lui per primo dall’ombra delle siepi. Si passa la mano fra i capelli, li tira indietro e poi li spettina di nuovo, cinta, cerniera, pacco: tutto a posto” e così via.
Se in definitiva puttane e papponi non abitano più qui, a quali identità reali, a quale recinto sociologico si possono ricondurre i personaggi dei racconti di SadAbe? Sono tentato di dire: a nessuno. Siamo in un territorio lontano dal principio di realtà, e in questo SadAbe non tradisce la propria fedeltà al principio del piacere. L’esistenza sotto questa costellazione è molto simile all’economia della dépense che Georges Bataille esamina nel suo unico, ed improbabilissimo, lavoro sull’argomento. In particolare nella parte che dedica al potlach, ossia al dono di eccessivo ed eversivo valore che un re fa ad un altro, con lo scopo riposto di ucciderlo con la propria prodigalità dissipatrice ma grandiosa.
È appena il caso di confrontare la prosa di Elena con le già menzionate sue precorritrici. Come si è visto la scelta stilistica è diretta, disadorna, e tende ad una brutale schiettezza piuttosto distante dai languori, dagli svolazzi, dal sentimentalismo vagamente vittimistico di una Anais Nin là dove, sullo sfondo delle tormentate relazioni della martire di Eros, si possono intravvedere dipendenze dall’oppio e dalle falde dei pantaloni di uomini sistematicamente o ricchi, o crudeli, o entrambe le cose. Dagli anni Venti del Novecento le donne occidentali sono certamente cambiate e molto più degli uomini. Quindi in questi racconti è assai raro incontrare due delle più tradizionali forme di morbosità al femminile: vittimismo e autolesionismo. Molte delle protagoniste sono donne forti, in carriera; quasi avessero in tal modo esorcizzato l’impulso al sacrificio di sé e, quando non lo sono, dominano e sottomettono il loro pigmalione con i forti afrori, le inesauribili fantasie, con l’implacabile brama degli orifizi tutti rivolti alla ricerca del godimento, che concedono facilmente e giubilano, quando indovinano l’accendersi del senso del piacere nell’altro, quasi avessero in tal modo assicurato la propagazione di una sacra scintilla in grado d’ incendiare il mondo.
Attualità nella letteratura erotica di Elena Bibolotti, ma depurata da retorica e sentimentalismi. Dalla violenza sulle donne al gender fluid
Certo, qui e là balena anche un tanto di attualità che non stona. In Stanze inviolabili si affaccia, ad esempio, il triste motivo della violenza sulle donne:
Come quando tenni nascosto a tutti, per prima a me stessa, che il mio ex era un alcolista e picchiava duro, e che ai miei primi successi aveva iniziato a picchiare ancora più duro, intenzionalmente e con cattiveria, e quelle botte, quei lividi, le umiliazioni, gli stupri, che covava tutto il giorno per sfogarsi a sera, mi parvero reali soltanto quando fui costretta su una barella in ambulanza, incalzata da una giovane poliziotta dallo sguardo commosso.
La gender-fluidità serve di fatto a ricordarci che maschile e femminile sono stati scorrevoli, che possono essere manipolati mediante terapie ormonali, sconosciute fino a pochi decenni fa. Di fatto ognuno di noi può diventare un ibrido trasferenziale, differente a volte da ogni altro per pochi centesimi di grado; e tuttavia la differenza biologica non dice molto sul maschile e femminile come status. La maschilità come status è piuttosto il retaggio di un passato in cui maschio e padrone s’identificavano; più femmine diverse con-vivevano nel recinto padronale (le adulte non sposate, le figlie, le serve, le anziane ecc.) ed erano questi ruoli sociali, nella comunità primitiva, a determinare gli individui, nella più totale indifferenza all’ identità biologica. D’altronde in quell’ambito il maschio, come un rex nemorensis di fraseriana memoria, viveva con paura e volgeva in violenza il senso di precarietà del proprio potere.
L’erotismo come ideologia al confine con l’anarchismo
L’erotismo è, in ultima analisi, anche una ideologia: Confina pericolosamente con l’anarchismo perché rimanda ai corpi ed alla nudità, unica condizione nella quale sono abbattute le differenze sociali e tutti vengono sottomessi ad una regola di ferrea eguaglianza. Da qui il racconto che mi ha, forse, più colpito, è Il qualunquista. SadAbe mostra di collegare volentieri, sebbene secondo la sua peculiare prospettiva, la sfera politica e quella sessuale. Luciano e Caterina sono una coppia che frequenta locali per scambisti. Ciascuno dei due prova piacere quando il partner individua e aggancia la preda. La regola di questo genere di case vuole che le coppie approccino, in tutta serenità e senza rischi, altre coppie. Nelle digressioni che sospendono il tempo del qui e ora della narrazione viene ricostruito il comune impegno politico nella sinistra: i cimeli di Pertini, Berlinguer, Marx e Lenin ricordano quotidianamente ai due quante speranze, ma soprattutto quanti tradimenti la sinistra politica abbia metodicamente inflitto ai suoi militanti. Scrive SadAbe:
[Luciano] fu contagiato dalla dolente sfiducia nella politica durante la seconda metà del secolo passato quando nell’89, alla Bolognina, Occhetto fece a pezzi la bandiera rossa.
Non entro nel merito di questo giudizio dato che il mio è affatto diverso. Proseguiamo col racconto. Luciano e Caterina si uniscono alla coppia formata da Aldo, benestante con interessi all’estero, e Tamara, una ragazza molto più giovane. Tutto sembra andare per il verso giusto ma, proprio quando Luciano sta per “inforcare” la ragazzina da dietro
Tamara gli aveva mostrato l’incredibile, la materializzazione di tutti i suoi incubi di ragazzo arruolato nel servizio d’ordine (…) Un tatuaggio chiaro come una dichiarazione di guerra: una celtica con sotto la scritta Dux che pareva in rilievo.
Il potere come seduzione e il ‘farmaco’ individuato da Bibolotti contro certe ferite ideologiche
Molto sapida e originale, la descrizione del riservatissimo mondo degli scambisti come farmaco per guarire le ferite ideologiche, le illusioni perdute, suggerisce anche l’idea del contenuto afrodisiaco della passione politica; la conquista del potere come seduzione di un paese, il quale ha, invece, preferito concedersi ad altri, lasciando i personaggi nell’eterno rimpianto di una bellezza mai conquistata e che, proprio per questo, resterà fra di loro come eterna ombra.
SadAbe conquista – letterariamente – senza soddisfare del tutto. L’appetito erotico si nutre anche di quel tanto, o poco, che resta inappagato del desiderio. In fin dei conti, ci spinge a pensare, la letteratura è un prezioso succedaneo dell’esperienza vissuta. Veramente difficile non trovare almeno un frammento di noi nella letteratura erotica di Elena Bibolotti.