Il romanzo Terminal Nebulosa che verrà presentato sabato 20 maggio all’UNAR di Via Ulisse Aldrovandi a Roma, a detta dell’autore (e nostro collaboratore) Franco Garofalo, entra a far parte di una trilogia iniziata con L’ Amore eterno e che si concluderà con il progetto, attualmente in scrittura, dal titolo provvisorio La casa della consolazione.
Garofalo, autore di lungo corso, nelle sue opere sembra voler affrontare solo argomenti scabrosi.
Dopo il sottile gioco fra coniugi fondato sull’amour à mort nel primo romanzo, liberamente e poeticamente ispirato – ma del tutto distinto come trama e vicende – al film di Alain Resnais dell’84, in Terminal Nebulosa protagonisti e personaggi sono altri, ma si direbbero la nuova generazione dell’Amore eterno, condividendone sentimenti, vitalità disperata, ansie.
Eduard, precario ministeriale, vive la strana esperienza di una moglie bella e brava ma posseduta da una pulsione di morte che la spinge inesorabilmente verso l’eutanasia. Questa è divenuta legale nel tempo del racconto ed anzi, è stata liberalizzata al punto che sono sorte numerose cliniche specializzate nella dolce morte. Eduard si è in seguito rifatto una vita, una nuova compagna e dei figli; ma è punto dal dubbio che la clinica Nebulosa, artefice del trapasso della prima coniuge, lo abbia raggirato facendogli sottoscrivere un contratto che prevedeva addirittura contatti post-mortem con lei. Decide quindi di rivolgersi ad un noto avvocato amico di suo padre da sempre (Cesare Sensini) per farle causa.
Bisogna dirlo: con la sua personalità egocentrica Sensini ruba un po’ la scena al protagonista. Dall’incardinazione della causa contro la Nebulosa, Eduard è costretto ad inseguire gli eventi. Tutta la parte centrale del romanzo è la ricostruzione della struttura di lavoro della Nebulosa, imperniata sulla medico capo, Irene Lambisch, e sull’accorto management dell’imprenditore Arcangelo Sutter. Ma la clinica, come si viene rivelando dalle indagini di Sensini e del suo giovane collega Mauro Carta, non è una semplice azienda: Nebulosa è una visione del mondo e una metafisica. Per quanto singolare possa apparire agli scettici uomini di legge, la cupola di Nebulosa crede fervidamente nelle sue applicazioni ultraterrene e gode di misteriosi e illimitati finanziamenti.
Evidentemente le protezioni su cui la Nebulosa può contare sono estese e potenti. Stati-ombra che generano aziende umbratili, in parte emerse e in parte ancor maggiore sommerse. Sensini raccoglie la sfida del potente avversario, considerandola il suo ultimo, grande spettacolo. E dove lui non può arrivare per gli acciacchi dell’età avanzata, arriverà il suo brillante allievo e sincero ammiratore avvocato Carta.
Carta non smetterà di mordere i talloni della clinica, tanto gradita e blandita dai poteri ufficiali ed ufficiosi, fino a quando non l’avrà portata alla capitolazione. Vittima dei suoi tormenti interni, degli equilibri precari e di non risolte gelosie, la dissoluzione della Nebulosa andrà ancora molto oltre le aspettative di Eduard e dei suoi legali.
Densità di trama e sviluppi incessanti caratterizzano la tessitura del romanzo. I colpi di scena e le identità mutevoli dei personaggi, mai troppo sicuri di voler essere sé stessi, costellano il flusso narrativo che trascorre abbastanza felicemente dalla narrazione oggettiva all’io narrante. Se da un lato la varietà degli accadimenti si sposa con un registro linguistico sobrio e lineare, dall’altro colpisce che a ciascuno dei personaggi più rilevanti è dedicato un ritratto, fino ad un effetto di tridimensionalità che fa di ognuno un possibile vicino, una voce familiare, un’intonazione a noi nota anche nella vita quotidiana.
Il piano metaforico del romanzo e la morale sottesa ci sono apparsi più difficili da comprendere in una prima lettura. La questione di fondo, per esempio: eutanasia sì o eutanasia no?, non sembra trovare una risposta.
Una grande battaglia civile non risolve automaticamente tutti gli scrupoli e le ritrosie, pienamente umane, verso gli scenari che si aprono una volta approvata una legge. Sensini è fortemente contrario all’accompagnamento verso il fine vita: per lui l’azione legale contro la Nebulosa assume la forte valenza simbolica di una lotta contro l’igienizzazione e la serializzazione della morte volontaria. Ma non tocca al romanzo il dover decidere di questo. Aver fatto dell’eutanasia il soggetto di un racconto avvincente è il suo merito, e l’autore dirige con ferreo controllo la danza dei suoi fantasmi, offrendoli al lettore con asciutta eleganza affinché s’interroghi su ciò che accadrà domani, e che forse accade già da tempo in appartato silenzio. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
