Bomber, Quando il cielo cade a pezzi

Bomber, quando il cielo cade a pezzi, di Paul Dowswell. Il romanzo che ha il pregio raro di trattare i ragazzi come adulti in divenire

1K Visite

Quando cominciai a collaborare con le pagine del quotidiano «ilGiornale» un mio amico, scrittore e critico letterario, rise di gusto nel vedere pubblicata la mia prima recensione ai libri per bambini e ragazzi. Non ci rimasi male, quanto mi colpì la sua ignoranza sia della letteratura per ragazzi quale filone sempre esistito e dunque corposo, sia per l’importanza assoluta che ricopre e a cui invece non riconosceva dignità. Ho avuto pietà di lui in quanto è uno che ha cominciato a leggere a vent’anni. Che triste infanzia ha avuto, pensai. Tentai di illustrargli le meravigliose opere scritte per ragazzi e che poi, giustamente, hanno fatto la storia della letteratura per tutti, al di là dell’età dei lettori, ma provai imbarazzo nel farlo perché mi pareva di spiegargli la ragione stessa dello scrivere e del leggere. Sono certo infatti che le vere ragioni per fare libri si acquisiscono davvero solo leggendo durante l’infanzia. È talmente evidente che affermarlo mi procura imbarazzo anche adesso. Ebbene, se in quel momento avessi avuto tra le mani Bomber, quando il cielo cade a pezzi, di Paul Dowswell, (pubblicato da EquiLibri, traduzione di Aurelia Martelli e Eugenia Beccalli) gli avrei chiesto di leggerlo. Si sarebbe reso conto subito che coltivare piccoli lettori vuol dire preparare i cittadini liberi di domani. La letteratura per l’infanzia, diversamente dal nome che assume come categoria, deve avere questo principio di sussistenza: non confinare i bambini nell’infanzia, cosa a cui bene ottemperano traumi e interferenze psicologiche da contrastare, ma trattarli come adulti in divenire. Necessario, se consideriamo che la cultura ha, in fondo, questo precipuo compito nella collettività e nella condivisione dei saperi. In questo senso, la letteratura e il raccontare storie in generale sono il legante principale di ogni patto sociale nella sua costruzione più elementare nel rispetto della consapevolezza pedagogica.

Bomber, Quando il cielo cade a pezzi: quelli che normalmente sono considerati difetti di un romanzo, in questo diventano pregi

Una cosa importantissima da fare quando si scrive per i bambini è riuscire a passare valori senza insegnare loro la nostra morale. Per farlo con la delicatezza dovuta, occorrono operazioni testuali accortissime, che principalmente si configurano come una traduzione di quei valori nella natura dei personaggi e meccanismo della narrazione in proporzione ai fatti narrati. Un esempio ce lo fornisce il protagonista, Harry Friedman, giovane aviatore americano impegnato come mitragliere nei cieli dell’Inghilterra durante la Seconda guerra mondiale.

Il carattere del personaggio

A uno sguardo poco attento, potrebbe sembrare un personaggio con un carattere non particolarmente forte. Ma perché dovrebbe averlo? Per costruire un eroe secondo i dettami della retorica trionfalistica o dello stereotipo del soldato alleato venuto a salvarci? Non è forse più vero che la vera forza è forza interiore, come testimonia la sopravvivenza del popolo ebraico? Harry ha la sua timidezza, ma sopratutto ha lo sguardo non ancora storicizzato della guerra per come la conosciamo. Ha lo sguardo appunto di un ragazzo lanciato dentro il caos di qualcosa di assolutamente nuovo, per lui e per la specie umana. Le sue pupille si riempiono di scenari naturali inediti ma anche degli orrori di un conflitto terrificante. Se i primi lo esaltano, lo rendono meglio visibile ai nostri occhi di lettori; i secondi lo obnubilano. Il fatto di vederlo “retrocedere” rispetto ad altri personaggi non fa che renderlo un amico prezioso del lettore, perché vorremmo restare al suo fianco ogni minuto. Ma questo fa la guerra, radicalizza il nostro bisogno di restare vicini, fisicamente vicini, perché sentiamo che da un momento all’altro potremmo essere sparigliati da un attacco, da una bomba, da una fuga improvvisa. La restituzione al lettore di questa angoscia, senza però, allo stesso tempo, indugiarvi all’interno, è un’abilità dell’autore davvero invidiabile. La guerra altresì toglie il protagonismo al protagonista, lo rende un soldato dei tanti, quasi un numero, sempre più aleatorio; tenta di annientare il nemico, di ridurlo a zero, e a questo tentativo si ribella la biografia del personaggio, che allora compare e scompare come esito di una lotta esistenziale in cui la storia personale si fa evidente nel momento in cui ha la possibilità di relazionarsi con altre storie di altri uomini e altri personaggi.

Le descrizioni speciose e dettagliate

Un altro aspetto che di solito è considerato un difetto e qui è un pregio sono le descrizioni minuziose e il tempo dedicato ai dettagli. Tempo che i lettori, evidentemente, non vogliono più concedersi nell’era delle immagini. Diciamolo subito, non è la precisione maniacale di un autore invasato, liberata nelle pagine come fosse per lui terapeutico ma a discapito della nostra pazienza. È invece la costruzione di un vocabolario, o meglio, la costruzione della visione della necessità di possedere un vocabolario ampio al fine di potere elaborare maggiori e più precisi pensieri su ciò che stiamo vivendo. Parallelamente scorre la sericea consapevolezza di dover cambiare registro linguistico al variare del grado del nostro coinvolgimento nella situazioni. Il gergo, ad esempio, interseca l’uso piano della lingua quando da fatti generici il personaggio è chiamato a rendersi consapevole delle implicazioni dell’uso delle armi. Sapere come si chiamano le loro componenti, come si chiamano – e perché – i gangli che compongono l’esercito, oppure i termini con i quali si è tentato di giustificare l’olocausto, si rivela fondamentale. Leggere, per i ragazzi, deve significare apprendere questo: che il linguaggio è la casa dell’essere. Da piccolini abbiamo un’indole, che preme per diventare carattere, che a suo volta fiorisce in una personalità. Affinché questi passaggi si compiano, abbiamo bisogno di esprimerli. Per esprimerli, abbiamo bisogno di mezzi, primo dei quali è l’uso della parola. Solo se abbiamo le parole possiamo pensare di calarci dentro quante più sfumature possibile del nostro mondo interiore. Curiosamente, esprimiamo la nostra natura esercitandoci con l’esprimere la natura che abbiamo intorno e ciò ha senso se non tentiamo di esprimere tutto l’osservabile come fosse indistinto, ma cominciando da ciò che riguarda la nostra vita e le nostre azioni. Donare ai lettori, ad esempio, una descrizione particolareggiata delle componenti dell’aereo su cui vola Harry suscita il legame tra il giovane e la macchina, la continuità tra la terra e il cielo, la speranza di vita tutta affidata a un macchinario fallibile, sebbene sia il frutto dell’intelletto umano, della tecnica, della scienza applicata, ma messa a nudo nella solitudine che andrà a vivere una volta decollato. Messo a nudo è il destino dell’uomo in guerra.

Chiaramente, la sapienza di uno scrittore nell’uso dei dettagli è di mantenere una proporzione con l’interezza della storia. Deve cioè avere un senso dell’economia, un equilibrio costante, senza diventare un economo, cioè un risparmiatore. Uno scrittore deve essere generoso, invece, senza far pesare questa sua generosità sforando nelle quantità. Deve essere, la sua, una generosità di tempo senza sprecarlo. Il suo dono deve trasferirsi nel lettore in possibilità accresciute di consapevolezza e Dowswell sa dosare ogni cosa per questo fine. Del resto cos’è un avventura, per un ragazzino, se non un’esperienza la cui durata è interamente riempita di comprensione e scoperta?

Il valore pedagogico di Bomber Quando il cielo cade a pezzi

Questi sono solo alcuni esempi di ciò che la letteratura fa quando risponde al suo dovere, essere antidoto alla cristallizzazione della vita: proporre rovesciamenti plausibili che aprano varchi di possibilità per una immedesimazione empatica. Principio della pedagogia più recente perché si instaura nella coscienza del lettore quale modalità di apprendimento giocoso di nuove forme espressive.

Come per tutti i grandi libri, anche nel caso di Bomber, quando il cielo cade a pezzi è del tutto inutile parlare della trama. Non è lo spoiler che voglio evitare, ma rimarcare che il “cosa” in letteratura è subordinato al “come”. È nel come si narra la risposta al perché dovremmo continuare a raccontare storie particolari. Soprattutto è uno stato mentale quello in cui un romanzo deve gettarci, non già in quello specchio, realistico e irreale, e quindi inutile, della vita come viene. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

I post più recenti nella categoria Libri