Fondazione Lanzi

Vita Activa. La Fondazione Lanzi e le potenzialità formative dell’esoterismo

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Il 29 dicembre scorso ho finalmente avuto occasione di rendere visita alla Fondazione Lanzi di Attigliano (TR), un centro di studi interamente dedicato alla tradizione esoterica nelle sue varie branche: ermetismo, alchimia pagana e cristiana, cabala, aritmetica sacra pitagorica e così via, godendo del privilegio di essere accompagnato da Claudio Lanzi in persona, fondatore e presidente dell’associazione Simmetria, animatore di importanti cicli di conferenze in libreria ed egli stesso infaticabile “pellegrino dello spirito”. A questo link il lettore potrà conoscere più da vicino Simmetria Institute e farsi un’idea della latitudine delle ricerche ivi sviluppate.

Per costruire questo articolo, senza nessuna pretesa di esaustività, ho consultato particolarmente il quaderno n.5/2003 della rivista Simmetria e un’opera di Claudio Lanzi che ritengo di cruciale importanza: Introduzione alle tecniche di meditazione occidentale del 2018, edizioni Simmetria.

Le collegate entità di Simmetria Institute e Fondazione Lanzi propongono anche percorsi didattici e formazione accademica le quali, avendo principalmente ad oggetto la cultura esoterica sviluppatasi, in Occidente come in Oriente, lungo un arco temporale di non meno di due millenni, potrebbero rappresentare un utilissimo complemento nella formazione di liceali ed universitari; a patto che scuole e atenei fossero in grado di comprenderne l’essenziale utilità, nell’ottica di una società “illuminata” che non ci stancheremo mai di immaginare e prefigurare.

Madonna con bambino con uccello nero | Fondazione Lanzi

Intanto il museo della Fondazione. Più che agli attuali musei, questo fa venire alla mente i Wunderkabinett seicenteschi, quelle collezioni cumulative di opere d’arte, reperti archeologici e ritrovati tecnici e scientifici, di cui con il nome di Wunderkammer abbiamo avuto un esempio di notevole rilievo storico nel Collegio Romano, dal 1651, ad opera del celebre matematico, naturalista e profondo cultore di ermetismo, il gesuita Athanasius Kirchner; un museo prima dell’invenzione dei musei, insomma, che ebbe moltissimi illustri visitatori fra i quali, nel 1656, la regina Cristina di Svezia, protettrice (ma non molto sollecita della sua salute) del filosofo Cartesio. Ma ciò che distingue questo museo dalle Wunderkammeren del XVII secolo è il suo ordine rigoroso. Non si tratta di un ordine esclusivamente didattico – anche se questo tipo di fruizione è perfettamente possibile – ma ancor più simbolico, poiché il simbolismo – o, come dice il Lanzi in un passaggio del suo libro, la “lingua degli uccelli” che Salomone e S. Francesco d’Assisi potevano intendere – come linguaggio che precede la distinzione fra logico e immaginale, è la forma più adeguata per esprimere l’oscillazione e la vibrazione dello Spirito.

Quest’ordine che accoglie e orienta il pellegrino spirituale si compone di cinque sale dedicate a “pause della mente” nelle quali praticare l’”otium” ossia il diletto, che nell’ambito della Scienza Sacra deve essere considerato complementare all’impegno e al lavoro, inscindibile da esso. A queste si alternano sette sale “filosofiche”, distribuite su due piani:

  1. La biblioteca ermetica, filosofica ed esoterica, sul cui fondo è sistemata l’imponente credenza “Piacentini”, appartenuta al celebre architetto del secolo scorso, con satiri e simboli ermetici. La biblioteca rappresenta il “labirinto della mente”. La cultura deve essere appresa, compresa forse, e digerita fino a completa assimilazione. Le circonvoluzioni cerebrali sono ben raffigurate con l’immagine del labirinto, presente sul pavimento o su pareti di molte cattedrali medievali come Chartres o Lucca. La cattedrale di Santiago di Compostela può essere considerata l’uscita dal labirinto del Camino di Santiago; ed è noto che il percorrere tali labirinti pavimentali, in epoche fortemente liturgiche come – certo – il medioevo, ma direi in modo più estensivo la totalità del tempo storico prima dell’avvento della modernità, assolveva dall’obbligo per il fedele di intraprendere un pellegrinaggio vero e proprio verso Roma, Santiago o Gerusalemme. La correlazione quindi fra struttura cerebrale, apparato digerente e labirinto è simbolicamente esatta e comprensibile per chiunque.
  2. La seconda sala “filosofica”, sempre al piano terra, contiene collezioni di antiche croci etiopi, satiri in bronzo e un fondo di libri antichi, fra i quali diverse cinquecentine. Rappresenta secondo la nostra “guida” l’equivalenza mistica e metafisica fra mondo classico e protocristiano. Qui si comprende che Lenzi è un appassionato cultore e lettore dei cristiani “Padri delle origini”, Eremiti e Santi Stiliti, quel ricco patrimonio ideale che invera il suo discorso sull’Esichìa, i monaci dell’Oriente e i Padri del Deserto. Da qui estraiamo la massima: ciò che conta nel cammino interiore non è mai la risposta, ma la perfetta domanda. Non può non echeggiare qui l’influsso del Simbolismo della Croce di René Guénon, che Claudio, come del resto qualunque cultore di Studi Tradizionali, riconosce pienamente. L’integrazione fra scienze naturali, matematiche e metafisica è necessità ben viva e presente in molti autori premoderni fino a Tommaso Campanella; poi sopraggiunse una scissione fra etica, bellezza ed esattezza su cui sarà bene riflettere.
  3. La sala scientifica. Qui sono esposte opere del Maestro Adriano Graziotti. Di Graziotti (1912-2000) scultore, pittore e matematico, colpiscono gli espliciti riferimenti al pitagorismo, alla geometria e alla numerologia sacra, e le opere qui presenti ne sono intrise: segnalo in particolare il quadro “panquadrato magico” e la scultura con i cinque solidi platonici, o poliedri, nella sfera, dove ogni spigolo è tangente alla sfera. Ma gli oggetti esposti propongono ulteriori “fuoriuscite” misteriose. La presenza di una pesa, o stadera, per esempio. Qui l’immaginazione corre al mito della dea Maat egizia. Il suo compito è pesare l’anima del defunto, cioè il suo cuore. Sull’altro piatto lei sistema una piuma. Se il cuore del morto è più pesante (di vizi e peccati) della piuma, finirà all’inferno; diversamente godrà del Paradiso, la Duat. La sala scientifica rappresenta l’equivalenza fra processo razionale e intuizione artistica: per gli amici di Simmetria tutto si ordina. Nell’ambito degli Studi Tradizionali arte e ricerca scientifica non sono scisse né separabili, ma rappresentano sentieri diversi diretti ad un unico fine: la con-templazione del Vero, del Bello e del Buono, che secondo Lenzi trovano nella tradizione cristiana un’espressione simbolica adeguata, tale da poter com-misurare persino il posto di ognuno di noi nel mondo, e sul cammino spirituale.
  4. Al secondo piano il quadro di Salvator Rosa raffigurante l’Ebreo Errante rappresenta il guardiano “ontologico” della soglia. In altro contesto ho già detto qualcosa intorno a questa figura enigmatica, trattata da Rudolf Steiner nel suo testo su “L’Iniziazione”. Mi limito a ricordare che Steiner distingue un piccolo e un grande Guardiano della Soglia, laddove il “piccolo” sta a rappresentare il discepolo stesso, quando a seguito dell’iniziazione giunge fino alla visione di sé, sfigurato dai vizi e dalle lordure accumulate nel corso delle esistenze trascorse; il Guardiano, dice Steiner, non è una banale proiezione ma un essere indipendente, “orribile e spettrale”, e il discepolo, per sopportare questo basilisco, deve fare appello a tutta la sua “presenza di spirito” e a “tutta la fede nella sicurezza della via della conoscenza che ha potuto acquisire” fino a quel punto.
Fondazione Lanzi
Giano Bifronte | Fondazione Lanzi

La sala per concerti e spettacoli vuole rappresentare il riposo della mente, la meditazione, la riflessione. Qui si svolgono numerose attività della Simmetria, qui il “pellegrino” può godere dell’armonia dispensata dalle Muse. Nel libro Claudio ricorda che in origine le Muse erano tre: Melete, Meme e Aoide, cioè la concentrazione, la memoria nelle due direzioni (si può dare anche memoria del futuro in certi ambiti) e il risultato. Le Muse poi si moltiplicano (3×3) fino al numero di nove; ma non va dimenticato che l’artista antico doveva sempre, prima d’intraprendere l’opera, invocarne l’aiuto, venire sollevato, con la loro intercessione, a quello stato di Grazia che è lo stato creativo. Siccome nessuna costruzione compiuta e bella è interamente umana, è necessario comprendere che l’invocazione alle Muse non è un mero atto formale o uno stilema, ma è necessario perché l’opera che si intraprende sia “autentica”.

  1. Nella sala Oriente oggetti di Cina, India e Tibet. L’allarmante grosso lingam (fallo) di Shiva in una specie di contenitore. E poi abiti e altre sculture, conchiglie (enormi, di quelle che fanno risuonare le valli), strumenti musicali indiani e tibetani. Il senso della sala è di stabilire un procedere parallelo alla Tradizione occidentale confrontandola con quella orientale: ex Oriente lux. La luce proviene da Oriente: come nel moto apparente del sole anche nell’ambito della Scienza Sacra le scritture più antiche sono orientali, indiane o cinesi. Ciò che nella cultura d’Oriente rimane saldo ed integro è l’assoluta continuità fra alto e basso, fra scienza fisica e metafisica, fra divino e umano. Sono come due emisferi che possono comporre la figura solo unendosi.
  2. La sala Alchimia contiene una ricostruzione analitica della Porta Magica di Piazza Vittorio con tutti i suoi simboli, quadri sulle fasi alchemiche del XVI secolo, amuleti egizi. Rimandiamo al vasto sapere di Claudio Lenzi sul Theatrum Alchemicum, oggetto fra l’altro di numerose delle conferenze organizzate da Simmetria. Le forze della natura non posso sottrarsi al grande mistero della cottura. Non per caso una delle più felici metafore contenute nel testo sulla Meditazione occidentale è quella della pentola. Ciascuno di noi è il contenuto della pentola, la cottura dura tutta la vita e della presenza di alcuni ingredienti ormai macerati abbiamo perso la memoria: questi sono gli influssi, gli atavismi, l’eredità biologica e metapsichica di tutte le esistenze in cui abbiamo avuto parte.
  3. Nella sala Eros Sacro si trovano Shunga giapponesi (immagini erotiche), tavole del Kamasutra dell’India del nord, tavole ceramiche medievali dedicate all’Amor Sacro; infine, piccoli oggetti erotici di fattura romana. Campeggia un quadro della Maddalena, della scuola di Guido Reni. L’eros/passione completa le forze telluriche, è scatenamento e ditirambo; poi si risolve nel culto dei Fedeli d’Amore e mirabilmente, ancora una volta, opere del rinascimento italiano come quella di Tiziano Vecellio, ci insegnano che Amor Sacro e Amor Profano, la disinvolta fanciulla senza veli e la Dama più composta e sapiente, sono due aspetti che camminano insieme e nell’equilibrio generale dell’essere – la calma, l’esichia – sono ambedue vitali. L’individuo, privandosi o proibendosi una di esse, sarebbe mutilo e larvale, incapace di qualsiasi impresa e privo di luce.

Saluto il sensibilissimo anfitrione, dopo questa visita veramente sapienziale, con uno sguardo al giardino, che descrivo con le sue parole:

“Un viaggio in mare aperto accompagnato da alcuni endecasillabi in quartine, a commento delle statue e delle fontane. Il viaggio parte dalla Sfinge e termina nella fontana della giovinezza, passando dalla guerra alle simplegadi.” ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Per tutte le immagini: © Franco Garofalo | Fondazione Lanzi

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