Apprendiamo da Agorà magazine l’uscita di un libro sulla Massoneria, a firma di Tony Saccucci, il quale dopo 4 anni di studio, utilizzando niente meno che il riconoscimento facciale, ha appurato la presenza di Raoul Palermi, noto Massone dell’epoca, accanto a Mussolini in quel fatidico 28 ottobre, giorno della marcia su Roma. Diciamolo subito e diciamolo chiaramente. Era presente Palermi e con lui alcuni Massoni, non la Massoneria. Gridare allo scoop che c’era la Massoneria dietro la marcia su Roma e l’ascesa del fascismo, che nientemeno ne fosse la «regia» equivale a fingere di non sapere, o se davvero non si sa, equivale a fingere di non capire, di non sapersi neppure porre una quesito banale, e cioè che possa aver riguardato la corruzione morale di pochi a fronte di decine di migliaia di iscritti. Come vien detto nello stesso articolo di Andrea Cauti, già si sapeva del coinvolgimento di Raoul Palermi nei primi moti del nascente regime, ciò che non si sapeva era della sua presenza fisica il 28 ottobre. Fermiamoci qui per un momento. Complimenti per la ricostruzione dello specifico fatto, siamo sinceri. La ricerca storica procede spesso per piccoli ma fondamentali dettagli. Benissimo! Ma la notizia non viene data in questo modo. Si sottolinea la trama, l’ordito occulto che la Massoneria come organizzazione tutta intera, la Massoneria come istituzione e categoria di appartenenza avrebbe volutamente messo in piedi, sicuramente avendo in mente gli scopi più turpi, come al solito. Addirittura si afferma, già nelle prime righe, che del coinvolgimento della Massoneria ci sarebbero le prove!
Non solo si sa della simpatia di Palermi per il fascismo, ma si sa anche che fu arruolato nell’OVRA e che tanti Massoni si vergognarono per lui. Basta leggere, solo per fare un esempio, la relazione di Valentino di Fabio, allora Gran Maestro nazionale dell’Ordine massonico misto internazionale Le Droit Humain, scritta per il Supremo Consiglio di Parigi all’indomani della guerra e stampata dalla tipografia Ardenza di Napoli. Basta leggerla per comprendere il dolore che hanno potuto soffrire i Massoni – fedeli agli ideali di libetà, uguaglianza e fratellanza anche nell’ora più buia del Paese – di fronte al comportamento di Palermi e dunque meritevoli di essere ricordati con onore, cioè evitando di accostarli, anche lontanamente, al nome di Palermi. È sufficiente andare su wikipedia per sapere cosa scrive Valentino di Fabio nella sua relazione:
“[Palermi] tenne a battesimo il fascismo, non già per consigliarlo, ma con la speranza di distruggere tutte le altre istituzioni concorrenti e rimanere solo. Abolì il segreto, cambiò la formula del giuramento, fece ammissioni in massa, vendette gradi, finse riunioni del Supremo Consiglio non mai tenute; gabellò come regolarmente prese alcune sue deliberazioni e dichiarazioni di principio, in circolari di devozione al fascismo, di riconoscimento delle sue gerarchie, presentò una serie di provvedimenti che ottennero persino il consenso di Mussolini, ma provocarono ribellioni aperte di Logge e di altissimi gradi, uno dei quali nel marzo 1923 scrisse testualmente: ‘La nostra famiglia si disgrega non già per l’opposizione al fascismo, ma per l’azione del Palermi. Egli ha tradito gli ideali supremi. Il Rito e le Logge sono in piena ribellione contro l’inaudita viltà e malafede di quest’uomo’. Insomma ridusse la Massoneria a una sezione di partito politico – scrive ancora Di Fabio – e avendo le sue Logge subito destino comune, simulò il suicidio, e in seguito secondo voci sempre più insistenti e distinte fu accusato di essere entrato a servizio di spionaggio politico (O.V.R.A.). I più non ci credemmo. Ripugnava alla nostra coscienza. E quando con orrore leggemmo il nome con la sua qualità e l’attribuzioni nella lista resa ufficialmente pubblica cercammo invano tutte le ragioni per scagionarlo. E ancor oggi che per dovere di storico imparziale debbo parlarne, mi si stringe il cuore”[9].
Parliamo di carte riservate, non di manifesti di facciata. Una relazione che non avrebbero letto se non altri Massoni e dunque che mostra i veri sentimenti dei «fratelli» nel venire a sapere che uno di loro, appartenente a una qualsivoglia struttura massonica, anche diversa dalla propria, avesse avuto in cuore tanta fedeltà verso qualcosa tanto infima. Dire che la Massoneria sta dietro al fascismo vuol dire anche, per altro, intenderla come unica e indivisa sul piano organizzativo, cioè tutti gli Ordini e tutte le Obbedienze come se non ci fossero distinzioni notevoli tra l’una e l’altro. Parliamo di uomini e donne che sono stati persino deportati, perseguitati, uccisi dal nazifascismo come pure scrive Cauti. E allora, tanto più, come si spiega? Forse che qualche Massone si è semplicemente venduto al potente di turno? Forse basta questo? Perché, ogni volta, indicare anzi additare intere categorie di persone? Perché questo perpetuare di processi morali sommari? Forse è giunto il momento di smetterla. Quando, con altrettanta dovizia di particolari, verrà scoperto un documento antecedente al fascismo in cui si dice per iscritto e firmato che tutte le potenze massoniche, di comune accordo e in collaborazione, organizzeranno la nascita di un regime dittatoriale col precipuo scopo di mandare in rovina l’Italia, di partecipare allo sterminio degli Ebrei, eccetera, eccetera, ne riparleremo, ma crediamo che un simile documento non verrà mai trovato.