Recentemente il partito politico Fratelli d’Italia ha proposto un disegno di legge per proibire le moschee nei garage e nei magazzini usati quindi come luoghi di culto. Siamo pienamente d’accordo, se ciò che vogliamo è la dignità delle persone, che devono poter vivere la propria fede in luoghi che siano all’altezza delle loro Tradizioni, dei loro reali bisogni e desideri. Ma proibire non basta, non basta mai. Occorre avanzare una alternativa valida, ascoltando le comunità coinvolte, i diretti interessati e la collettività che accolgono, perché bisogna fare inclusione, non più quella farsa che è l’integrazione.
Moschee nei garage: Fratelli d’Italia dice basta, ma dove sono le alternative?
Un esempio virtuoso è stata la costruzione della Moschea di Colle Val D’Elsa, inaugurata nell’ottobre del 2013 nonostante gli ostacoli posti alla sua realizzazione dalla Lega, da Oriana Fallaci, dalle interrogazioni parlamentari e dal referendum voluto da un comitato di cittadini divenuto poi lista civica alle elezioni locali, per non parlare dei vari processi civili e penali che la comunità musulmana ha dovuto affrontare.
Nonostante tutto questo fu un esempio di inclusione. Ci fu un protocollo di intesa tra il comune e la Comunità islamica di Siena. Ci fu la costituzione di un comitato scientifico di garanzia, composto sia da membri musulmani sia di nomina comunale. La costruzione della moschea avrebbe avuto luogo con il coinvolgimento di attori esperti nel linguaggio interreligioso e multiculturale. La Comunità islamica era organizzata in due diverse associazioni, la CO.RE.IS, che chiedeva che a supervisionare la moschea fossero solo i musulmani, e la UCOII, favorevole e più aperta al confronto. Giustamente, si scelse di collaborare con quest’ultima – se così non fosse dovremmo dare per buone le ansie di Oriana Fallaci, considerare tutti i musulmani chiusi e non collaborativi, per non dire di peggio. Invece si collaborò, e questo fece la differenza.
I finanziamenti erano di varia natura. Il grosso fu messo insieme da una raccolta fondi, da principio interna alla stessa Comunità islamica italiana e poi estesa a livello internazionale. Partecipò anche il Monte dei Paschi di Siena con una somma di 300.000 euro, principalmente per avere un quale ruolo nella titolarità del progetto proprio per evitare che ad averne il controllo fossero gruppi di interessi troppo grandi e troppo direttamente. Anche questa fu una mossa intelligente a tutela della costruzione della moschea ma anche della certezza che venisse costruita sotto i valori di democrazia e tutela di tutti. Per chi volesse approfondire la storia della Moschea di Colle Val D’Elsa può farlo leggendo questo breve ma denso documento.
Perché oggi pare impossibile organizzarci di nuovo così?
Quella della libertà di credo e di professione di fede dovrebbe essere una battaglia dei laici, quelli veri. Ma dove sono finiti? Le pagine social sono piene di opinioni ma nessuno che si alzi dalla sedia. Come minimo dovremmo fare una raccolta fondi, noi laici intendo, magari bastevole per commissionare una finestra, ché il grosso proverrebbe di nuovo dai musulmani stessi d’Italia e dell’estero, come è anche giusto che sia. Ma è giusto anche che chi professa secolarismo e invoca laicità muova le mani, faccia la sua parte, quella in cui dice di riconoscersi senza che nessuno glielo abbia imposto, si dia da fare invece di aspettare.
Costruire nuove Moschee e migliori luoghi di culto. I soli laici a occuparsene sono i Massoni
Interessante è la stesura della Carta di Matera per opera del Grande Oriente d’Italia, gliene diamo atto e ne siamo grati: ogni occasione di confronto, di scambio, di ragionamento, è benaccetta. Sembra essere, quella massonica, l’unica compagine laica che ancora si dia da fare per superare le barriere che separano gli individui. Allo stesso tempo, mi sia concesso, occorre fare di più. La parola può rifondare il mondo, ma non dimentichiamo le mani. Torniamo ad usarle. Con l’analfabetismo funzionale che dilaga in Italia c’è il rischio che tante belle parole (belle sul serio, lo dico senza sarcasmo), non siano neppure comprese. Va anche bene fare piccoli passi per volta, modo di procedere tipico della Massoneria, ma occorre allungare la falcata quando pubbliche amministrazioni e partiti politici, come in questo caso il partito di maggioranza al governo, sbandierano un provvedimento che rischia di negare diritti a molte persone. Cosa dovranno fare, infatti, i musulmani nel caso in cui questi garage e questi magazzini dovessero essere chiusi?
La Massoneria passa la maggior parte del tempo a difendersi da accuse di ogni genere (questo settimanale si è occupato dell‘ingiustizia che la Massoneria subisce, tutta la Massoneria, non solo il Grande Oriente) ma giocando sempre in difesa dimentica che il modo migliore per riavere un ruolo, e per ricostituire il proprio buon nome è darsi da fare – concretamente – per il progresso della società. Costruire non solo simbolicamente ma materialmente, una nuova moschea. Sarebbe semplicemente giusto.
Ho conosciuto diversi Massoni che si esaltano per l’enciclica di Bergoglio, Fratelli Tutti. Forse ai Massoni bastano le parole. Il solo fatto che il Papa dei Cristiani pronunci una variante della Fratellanza universale è sufficiente per pensare di aver portato il mondo verso la saggezza. Ne prendiamo atto.
La finta apertura della Chiesa cattolica
Ho sentito dire talvolta che la Chiesa cattolica è più laica dei laici. Niente di più falso, e non mi aspetto che lo sia. Che ognuno faccia la sua parte. Ma che lo pensi chi si ritiene laico è drammatico. Non avvertire alcun moto di ribellione, di amore per la verità è vomitevole. Se l’autorità ecclesiastica ha deciso per la concessione dei propri luoghi sacri ad altre confessioni, come è accaduto nel 2006, quando ha stipulato una convenzione con il pastore luterano a Verona, per quanto riguardava la chiesa di S. Pietro Martire, è invece oppositiva quando si tratta di comunità islamiche. Già nel 1993 scriveva nel documento Orientamenti pastorali per l’immigrazione che «Le comunità cristiane, per evitare inutili fraintendimenti e confusioni pericolose, non devono mettere a disposizione, per incontri religiosi di fedi non cristiane, chiese, cappelle e locali riservati al culto cattolico, come pure ambienti destinati alle attività parrocchiali».
Laicità: neanche in Francia le cose vanno meglio
Neanche nella Patria dei diritti le cose vanno meglio. L’Osservatorio sulla laicità in Francia è a rischio chiusura. E sì che dopo la decapitazione in strada del professore Samuel Paty, semmai il lavoro sulla laicità è da approfondire, incentivare, magari da rivedere, considerati i risvolti di una società, quella francese, che finora ha fatto integrazione e non inclusione, ma sicuramente non è da interrompere.
Integrazione che, lo ricordiamo, consiste nell’inserire in un insieme di persone un sottoinsieme di altre accumunate, tra loro, da caratteristiche quali etnia, fede, sesso, eccetera, senza che i due insiemi si fondano. L’integrazione è un inganno di cui si è nutrito il peggiore qualunquismo degli ultimi quarant’anni nella retorica dei diritti. È ora di fare inclusione: un solo gruppo umano. Certo, è difficile, ma ai laici non sembra interessare. Il miglioramento collettivo dovrebbe verificarsi non si sa bene perché, per mano di chi.
E se le cose non vanno bene in Francia, figuriamoci in Italia, nella cui Costituzione lo Stato non è descritto come laico neppure una volta. Questa è una modifica da fare, invece si pensa sempre di cambiare la Costituzione dove non serve. E l’Europa cosa dice? Cosa chiede? Nel 2030 probabilmente non potremo vendere o affittare le nostre case se non saranno efficienti energicamente – una logica che definire illiberale è poco – ma che possano essere membri dell’UE Stati non dichiaratamente laici evidentemente non è neppure un problema. Forse è il caso di farci sentire anche a Bruxelles, ma seriamente. ©RIPRODUZIONE RISERVATA