intervista a Giorgio Benvenuto

La “Golden Age” del sindacato. Intervista a Giorgio Benvenuto #2

//
403 Visite

Pubblichiamo la seconda parte della intervista a Giorgio Benvenuto, che ringraziamo. Qui è disponibile la prima parte, Ndr.

Giorgio, penso che alla gente interessi capire meglio il 1992-’93; tu hai avuto una tribuna privilegiata, sei stato Segretario del Partito Socialista…poi hai partecipato ad una costituente con altre forze della sinistra, Bordon, Adornato, per ricostituire i ranghi che nel frattempo si erano sbandati. Un giudizio su Craxi da inner, da chi ha partecipato agli eventi.

Quando si ragionerà – e si sta cominciando a ragionare – su quegli anni, emergerà un giudizio meno approssimativo, non condizionato dalle contrapposizioni che c’erano allora. Da noi, quando c’è una contrapposizione subito diventa una questione… personale, si è permalosi, si consumano delle vendette nel nostro paese! Io sono andato al partito, però Craxi mi disse cose che si sono rivelate profetiche. Disse: Giorgio, tu sei un sindacalista; hai una cultura e una visione diversa da quella di chi ha la guida di un partito. E aggiunse: ti sconsiglio. Perché il partito è così immedesimato in me che, cadendo io, cade il partito. Cadranno poi i partiti laici; cadrà la Democrazia Cristiana; cadrà il Partito Comunista. Tutto finisce; è un castello di carte, che sfilando una carta da sotto crolla su sé stesso. Io lo contraddicevo amabilmente, invece ora molte volte penso che aveva ragione. Ma sai, il Partito Socialista era in quel momento un po’ come la “Zattera della Medusa” (noto quadro di Géricault del 1818-’19), l’immagine della disperazione! E fu così per tutta la Prima Repubblica, drammaticamente.

Ci furono dei morti a seguito delle indagini di Tangentopoli: Moroni, Cagliari, Raul Gardini, fra i più noti.

 Nel 2000 muore Craxi. Ricordo che Violante (ex giudice e parlamentare, allora Presidente della Camera) chiede a D’Alema, divenuto Presidente del Consiglio, di venire a ricordare Craxi. D’Alema venne e parlò. Ci sono gli atti parlamentari, a registrare quel discorso. Fu un momento di riflessione e di commozione perfino; insomma di una valutazione più serena. Parlarono D’Alema, poi Violante e il Segretario del PSI di allora, Boselli. Ciampi, il Presidente della Repubblica, inviò un telegramma alla famiglia Craxi, nel quale scriveva: l’Occidente, la cultura occidentale, devono molto a Craxi. Ne dava insomma un giudizio positivo. Quindi propose i funerali di Stato. Per me, rifiutarli fu un errore. Capisco i problemi della famiglia, così come capisco quelli della moglie di Aldo Moro; ma penso che se si fosse fatto, probabilmente si sarebbe anticipata questa revisione dei fatti. Tutti facciamo i conti con la coscienza dei nostri errori. Non posso dimenticare che se fu fatto l’allargamento dell’Europa, venne fatto mettendo in minoranza la Thatcher (Margaret Thatcher, primo ministro della Gran Bretagna dal 1979 al 1990, soprannominata “la Lady di ferro”), e non è cosa da poco.

Né posso dimenticare la costante attenzione che Craxi ebbe per il sindacato e per le forze sociali. Condivido molto del lavoro di Gennaro Acquaviva, che ha cercato di ricostruire quegli anni non focalizzando tutto su “Mani pulite” ma con una visione anche autocritica, però obiettiva. Cioè non caratterizzata da rancore, rivincita, dal settarismo, per così dire…

Direi anche fondamentalismo, di “onesti” autoproclamatisi tali, come se tutti gli altri fossero dei mascalzoni. Io credo che nell’opinione pubblica, almeno quella informata, serpeggi la sensazione che Craxi sia stato l’ultimo dei grandi statisti italiani. Il primo partito fu la Lega Nord, che lucrò moltissimo consenso elettorale con l’attacco alla Prima Repubblica. A seguire Forza Italia di Berlusconi, i Cinquestelle dal 2009, più di recente questo esperimento di Polo di Centro: Calenda, Renzi… Sono tutti partiti che sono stati costruiti contro assai più che per un progetto di paese. A questo punto, seguendo la tua immagine, è l’Italia ad essere diventata la “Zattera della Medusa”.

Per me la cosa più importante sarebbe stata la possibilità di avere, in Italia, un partito socialista orientato in senso socialdemocratico, come in Germania e in Inghilterra. Qui ricordo ancora una volta Turati, il quale disse rivolgendosi ai comunisti: voi ripercorrerete la nostra strada, perché siete onesti e riconoscerete la realtà. Penso che siano stati fatti pochi tentativi, in questa direzione. Craxi voleva la riunificazione socialista e anch’io mi ero battuto per questo, per sanare questa scissione (quella fra PSI e PSDI) che non aveva allargato il nostro campo… Da noi ha prevalso una posizione, non voglio dire populista perché non mi piace; qualunquista ecco, contro i partiti. Ci troviamo in una realtà nella quale è ancora forte nella gente l’opinione per cui il mondo politico è disprezzato. È una posizione esagerata, che porta al disimpegno. Non voglio giudicare, ma mi pare siano emersi partiti in cui prevale il monologo, non il dialogo. In altri partiti come il PD prevale una sorta di saturnismo: la cronica debolezza per la quale appena si elegge il Segretario, subito si pensa a come eliminarlo.

Ecco; questa cronica debolezza, questa fragilità del Partito Democratico, vittima del continuo assalto contro sé stesso potremmo dire, a cosa è dovuta secondo te?

Semplicemente non è riuscita la costituzione di un partito in cui le componenti originarie si mischiassero. Quando fu costituita la FLM (Federazione Lavoratori Metalmeccanici) le componenti si sono mischiate. Ricordo un episodio. Ad una assemblea un dirigente della CGIL mi presentò dicendo: do la parola a Giorgio Benvenuto, Segretario Generale della UILM… Io intervenni: parlerò non come Segretario della UILM, che è un’organizzazione che appartiene al passato, ma a nome della FLM, che è il presente e il futuro. Puoi immaginare le reazioni! I partiti, che come dicevamo sono facilmente disprezzati, dovrebbero trovare la strada per un dialogo vero. Com’è possibile che tu sei vincolato ad una discussione nella quale le primarie riguardano due persone? Quali sono le proposte? Fai la campagna elettorale per te. Ma quali sono i problemi? Qual è la squadra? Quali sono le priorità? Noi siamo contro il presidenzialismo. Ma ogni partito di oggi ha una struttura di tipo presidenziale! Il presidenzialismo è nei fatti dei partiti. Tu vedi solo qualcuno che fa monologhi, ed io sono contro i monologhi.

Monologhi può farne uno come Berlusconi, lui non viene dal mondo della politica. La politica è dialogo, è confronto. L’attivista, il militante, non può essere costretto a dire o un sì o un no. Io dicevo sempre che la differenza fra noi e Berlusconi è che lui comanda, noi dobbiamo governare. E governare non è semplice: tu devi parlare, convincere, avvincere, insomma, dialogare. Dialogare significa anche sentire, non costringere a sentire sempre e solo il leader, che perde le staffe se qualcuno gli si oppone!

Sì, diciamo che la costruzione di Forza Italia anche dal punto di vista storico è abbastanza acclarata; un “partito padronale”, questo lo hanno già detto tanti.

È un partito in cui non si pone il problema del governo, ma del comando.

Mentre il carattere “invertebrato” del PD dipende, come hai detto, dal fatto di essere stato una “fusione a freddo” delle componenti originarie…

Dicono che nel PD non ci sono correnti; ma le correnti “sciamano”, hanno pur sempre un carattere collettivo, mentre i singoli leader rappresentano sé stessi, la “faccia” che ci deve diventare abituale e deve farci dimenticare se hanno, o meno, proposte. Il protagonismo, nel PD ma non solo nel PD, è fortissimo.

Craxi era un leader, era carismatico, ma anche espressione organica di una precisa visione culturale e politica.

Craxi ma anche Berlinguer, Lama… Erano persone che discutevano, non davano ordini.

Anche i ragazzi, i giovani, oggi sono abbastanza disprezzati, messi da parte o giudicati molto peggio di ciò che realmente sono.

Pochi si sono soffermati sul fatto che alla fine del 2022 sono stati modificati gli articoli 9 e 41 della Costituzione. Introducendo una nuova disciplina dell’ambiente, dell’ecosistema, anche nell’interesse delle future generazioni. I giovani non sono parte residuale, ma obiettivo della Costituzione. Sono intervenuto su questo proprio stamattina.

Un’ultima cosa. C’è a tuo avviso lo spazio per un nuovo soggetto politico di sinistra oggi, in Italia?

Quel che so è che c’è un terreno fertile. Quell’idea dell’umanesimo, della solidarietà, si è rafforzata. Tu lo vedi che la gente interviene, prende iniziative… Il Terzo Settore è una ricchezza di questo paese. Dal lato delle imprese. Tutte le piccole imprese si sono messe d’accordo con i sindacati ed ecco il risultato: prevedevano un crollo della produzione, che invece è aumentata; l’Italia è cresciuta più della Cina, degli Stati Uniti e della Germania. Bisogna ridare vita alle idee fondamentali del socialismo. Quando è nato, il socialismo era basato sulle Società di Mutuo Soccorso. Ho, di là, lo stendardo di una società di Mutuo Soccorso dei minatori di Lucca, uno stendardo nero. C’è l’immagine di Giordano Bruno che arde sul rogo, e la scritta: Dormienti destatevi! Tu pensa: erano minatori, fra i più disgraziati dei lavoratori, che non avevano certo molto tempo per istruirsi e migliorarsi, se non con l’aiuto e la solidarietà degli altri, dei maestri di scuola e delle comunità. Questo era il socialismo e questo può tornare ad essere, perché sempre ci saranno dei dormienti da destare.

Grazie, Giorgio, per questa conversazione illuminante; testimonianze importanti come la tua devono avere la massima diffusione perché la storia italiana recente è ancora troppo opaca, e invece va ricostruita senza reticenze.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Per l'immagine in alto: Théodore Géricault, La Zattera della Medusa, 1818-’19, Museo Del Louvre, Parigi.

I post più recenti nella categoria Art.18