Intervista a Rita Pacilio: dall’esordio con la poesia agli album musicali tra jazz e canzone d’autore, passando per la saggistica e la narrativa per l’infanzia
Rita Pacilio è un figura interessante e importante della cultura italiana. Nata a Benevento si è formata presso l’Università degli Studi di Napoli con una specializzazione in “Mediazione familiare e conflitti interpersonali”. Dai primi anni Duemila ha debuttato nel panorama letterario nazionale come poetessa e scrittrice di narrativa, ma, nel tempo, la sua attenzione si è estesa anche alla saggistica e ai racconti per l’infanzia. Parallelamente si occupa di musica, con all’attivo due raffinati album in bilico tra jazz e canzone d’autore. Presidente dell’Associazione Arte e Saperi, dal 2017 è anche responsabile del progetto editoriale RPlibri. Da operatrice culturale è ideatrice e curatrice di festival dedicati alla poesia, come ad esempio il Festival della poesia lungo la via… un altro modo di dire poesia, curato insieme al poeta Giuseppe Vetromile. Come autrice i suoi ultimi lavori di poesia sono Quasi madre, pubblicato da ItalicPequod, e Di ala in ala, un “duetto poetico” con Claudio Moica edito da RPlibri. Per quanto riguarda la narrativa, l’ultimo romanzo, sempre edito da ItalicPequod, è Il bambino d’oro. Il suo lavoro letterario è stato tradotto in greco, in romeno, in francese, in arabo, in inglese, in spagnolo, in catalano, in georgiano e in napoletano (lingua nobile a tutti gli effetti). Dal 2007 ad oggi, ha partecipato come autrice a festival letterari nazionali, come il Milano Bookcity e il Pisa BookFestival, e internazionali, come il Feria Virtual Del Libro México e il Festival di Poesia Internazionale di Tblisi in Georgia. Inoltre, nel tempo, il suo impegno ha raccolto il favore di molta critica italiana e oggi vanta una corposa ed esaustiva bibliografia critica. Nella sua opera una costante tensione spirituale che, attraverso una attenta ricerca interiore e una naturale propensione d’ascolto per l’altro, porta Rita Pacilio a donare al lettore parole che sono semi preziosi per l’anima.
Attraverso poesia, narrativa, saggistica e jazz sei diventata un’autrice e artista apprezzata anche all’estero. Immaginavi questo vent’anni fa?
Ringrazio Dio per avermi accompagnata lungo la via stretta della vita. Ho vissuto un’infanzia difficile e una adolescenza complicata: molte esperienze mi hanno donato una profonda sensibilità così da sperimentare, in maniera spontanea, empatia e umanità. Confrontandomi con le persone e con le vicende della mia quotidianità, anno dopo anno, ho avvertito sempre più il bisogno di leggere e studiare per poter comprendere l’essere umano e raccontare, con visionarietà e usando diversi linguaggi (musica, parola, metateatro), le vicende umane. Ho utilizzato diversi linguaggi e stili per entrare sempre più in contatto con il mondo. Sicuramente, la musica e la poesia sono state le mie sorelle di stanza. Tutto è accaduto in maniera naturale: non ho cercato niente, non ho forzato gli eventi. Potrei dire, addirittura, che guardando indietro a trent’anni fa, vedo la mia lente di ingrandimento già concentrata sul come osservare la realtà o le realtà, sia del passato che contemporanee. Sì, mi hanno tradotta in molte lingue e le mie parole hanno viaggiato tanto. Ancora lo fanno ed è una bella sensazione. Decisamente.
Da operatore culturale come vedi la cultura in Italia?
Sicuramente il nostro tempo è scandito da un grande caos sociale, economico e culturale. Purtroppo, dobbiamo fare i conti con la crisi della nostra epoca che spesso è costretta a sacrificare e a barattare la bellezza, l’arte in genere. Ma è anche vero che i momenti storici peggiori hanno dato vita a entusiasmanti e straordinari talenti. Anzi, proprio nei periodi più bui il mondo ha sempre più avvertito la necessità di fare rivoluzioni culturali. E credo che, adesso più che mai, dovremmo nutrirci di arte per cercare di cambiare qualcosa. Almeno, migliorarci.
Qualche anno fa ho incontrato la tua poesia e mi è sembrata una preghiera ininterrotta, che prosegue libro dopo libro. Sei d’accordo con questa visione?
Come più volte ho detto, mi interrogo incessantemente sul tempo, sull’assenza, sulla compassione, sul perdono, sull’amore e sul dolore. Diverse, dunque, le tematiche riguardanti la mia poetica sottese tra scienza e coscienza: la solitudine e la frustrazione dell’ammalato, l’indifferenza sociale, la dimenticanza correlata ad alcune patologie cliniche che mettono a dura prova quella parte del cervello che custodisce la memoria a breve e a lungo termine, il rapporto genitoriale madre/figlia, il dialogo intimo con Dio e, inoltre, l’amore, in tutte le sue forme, amore come vera e unica motivazione di vita: per questo credo che la mia scrittura abbia un profondo senso civile e spirituale.
Pretesti danteschi per riflettere di sociologia è un tuo libro che mi ha davvero sorpreso. Pur trattando un argomento “tecnico” non è privo creatività e sperimentazione. Da dove è nata l’idea?
Da Sociologa e da studiosa dell’animo umano, ho raccolto nel tempo appunti di studi di sociologia, di psicologia sociale, lezioni e alcuni approfondimenti tematici che ho voluto raccogliere nel lavoro Pretesti danteschi per riflettere di sociologia (Guida Editori, 2022). Ogni capitolo è introdotto da alcuni versi di Dante Alighieri, scelti come “pretesti poetici”, guide significative capaci di “orientare” il lettore all’incontro con la visionarietà, la comunicazione e la tensione psicosociologica degli esseri umani.
Nel 2017 hai fondato il progetto editoriale RPlibri. Che cosa ti ha spinta a diventare editore?
RPlibri è un progetto editoriale che ho ideato nel 2017 grazie alle attività dell’Associazione Arte e Saperi che dirigo. Esso mira a contribuire alla conoscenza, alla valorizzazione, alla diffusione della cultura contemporanea, promuovendone i valori etici e culturali, supportando talenti e sostenendo le voci già affermate. L’intento è quello di rappresentare la realtà attraverso gli occhi visionari dei poeti e, soprattutto, attraverso la voce dei più giovani autori che sfidano l’arte della parola per essere accolti dal mondo. Le Collane di RPlibri sono: Poesia (di cui una sezione è dedicata a L’anello di Möbius curata da Antonio Bux); Quaderni di Poesia; Quaderni di Musica; La Casa di Lilù (letteratura per l’infanzia: poesie, fiabe, favole, filastrocche, raccontini); I racconti; Libri d’Arte (fotografia, opere pittoriche …); Traduzioni; Antologia Poetica; Quaderni di saggi contemporanei. I libri sono caratterizzati da una particolare cura per la grafica, per la qualità delle prefazioni e delle curatele. RPlibri sfida il mercato editoriale esplorando dinamiche indipendenti e di ricerca. L’impegno è volto alla diffusione del libro per potenziare la conoscenza attraverso l’esperienza della lettura. Educarsi alla lettura è un grande lavoro di responsabilità sociale. La promozione avviene in rete attraverso i canali ufficiali del marchio e i social networks. Infatti, la Rete può essere il secondo polmone per una buona diffusione della Poesia. RPlibri è aperta a tutti gli autori che desiderano essere letti, ma scegliamo di pubblicare solo coloro che abbiano ben chiaro il pensiero intorno alla poesia e abbiano da proporre un progetto poetico ben strutturato. Perseguiamo la linea editoriale sociologica al fine di rilevare, attraverso le proposte, lo stato attuale della poesia e la sua ricerca in continua evoluzione (linguaggio, stile, studio). I punti di forza di una piccola realtà editoriale come RPlibri sono principalmente legati al rapporto umano che, sin da subito cerco di stabilire con l’autore cercando di far sentire tutti a Casa. RPlibri ha scelto di stampare i propri libri su carte avoriate di pura cellulosa ECF e cartoncini riciclati ottenuti con l’80% di fibre di recupero e il 20% di pura cellulosa ECF, garanzia di buona gestione forestale e controllo delle fonti. La nostra distribuzione è affidata a Libro Co. s.r.l.
Perché è ancora importante fare poesia in una società così materiale?
Il poeta è testimone del proprio tempo. Il suo compito sociale è legato alla responsabilità e alla conoscenza rivendicando lo spazio della libertà come luogo in cui la scrittura ha senso proprio perché consente di incontrarci e di fare esperienze comuni. E ancora, il compito artistico del poeta è legato alla celebrazione del bello e alla denuncia delle brutture quotidiane. Per uscire dalla pochezza di pensiero, dal luogo comune, dal pregiudizio c’è bisogno di menti che utilizzino la scrittura come veri e propri atti sociologici. Sono sempre più convinta che i poeti debbano conquistare ed esprimere una propria posizione di pensiero senza mai perdere di vista l’universalità visionaria delle cose.
Un’altra sorpresa è stata l’uscita dell’EP La doppia luna, disco composto e arrangiato da Antonio Josef Faranda. Che cosa è per te la canzone?
Dopo Infedele (SplashRecords) – disco con le composizioni musicali di Claudio Fasoli, Luca Aquino, Antonello Rapuano, Massimo Colombo, con la mia voce e la mia poesia – La doppia luna è un album composto da 5 brani. È caratterizzato da un’atmosfera in cui la fusione della mia poesia e il sound moderno intende trasmettere emozioni grazie alla tecnica vocale che utilizzo da trent’anni: lo Sprechestimme (intonato, parlato, recitato) in perfetto interplay con il climax compositivo e visionario del sottofondo musicale che spesso lascia spazio all’elettronica. Hanno scritto di questo lavoro musicale: “Il viaggio inizia con la dolce e raffinata “Fuori da qui”, proseguendo con le atmosfere jazz di “Amore o niente”; in “Aria” la potenza recitativa dell’artista esplode in un brano ricco di pathos, seguito dai due brani conclusivi dell’album: “La doppia luna”, title track del disco, e “Il mio cuore”, che tra percussioni e sussurrato accompagna l’ascoltatore alla fine di questo percorso magico e immersivo. “La Doppia Luna” è scritto dalla stessa Rita Pacilio, composto e arrangiato da Antonio Josef Faranda aka Joseef, talentuoso poli-strumentista, compositore e produttore diplomato in chitarra e composizione jazz”. La Canzone? Come la poesia, è un luogo di esperienze.
Cosa riesce sempre a stupirti?
Mi stupisce incontrare occhi amorevoli. La gentilezza, la generosità. Non è mai scontato e ogni volta, per me, è un miracolo.
Quale è stato il libro che ti ha spinta a scrivere?
Il libro che ho letto e che mi ha condizionata al punto da farmi desiderare di scrivere narrativa? La casa in collina di Cesare Pavese. Per la poesia, i classici, tutti.
E cosa ti aspetti dal tempo?
Mi aspetto di essere in pace con il mondo.