Non criticatemi troppo se, per descrivere la villa-studio-museo di Mario Ceroli immersa nel verde della campagna romana eppure così prossima alla città, salirò nel cielo di immagini speculative senza aver previamente effettuato un decollo; ma è a questo che il grande scultore mi fa sentire obbligato. Mario Ceroli e la forza arcaica dell’arte Mi accorgo già da tempo che i discorsi, come la scrittura e qualsiasi altra forma di trasmissione dell’informazione, possono essere – e il più delle volte sono – esternati, ex-spirati, il che è forse nell’esigenza stessa da cui, in un tempo remoto, sorse il linguaggio. Questa struttura,…
Continua a leggereCon questo articolo siamo felici di dare seguito alla lettura che la nostra Paola Maccioni fa dell’opera dello scultore Felice Tagliaferri. Qui è possibile leggere la prima parte dell’articolo [N.d.r.] L’accessibilità e la fruizione dell’Arte richiamano la sua originaria funzione di scrigno di memoria, di trasmissione del pensiero filosofico, religioso, estetico e culturale a cui, come recita l’articolo 27 comma 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente [partecipando] alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici. Vedere con le mani: perché…
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Non criticatemi troppo se, per descrivere la villa-studio-museo di Mario Ceroli immersa nel verde della campagna romana eppure così prossima…
Michelangelo scolpisce la Pietà a circa 22 anni, tra il 1497 e il 1499. È un’opera religiosa, commessa da un cardinale francese che la vuole per la sua cappella privata. È l’unica opera che Michelangelo firma ed è anche quella completamente e compiutamente finita. La struttura del gruppo è piramidale e ha come base la veste del Cristo. Le molte pieghe della veste sostengono morbidamente il corpo di Gesù. Il volto di Maria è giovanissimo e questo portò allo scultore molte critiche per il fatto che la Madre non poteva essere -sembrare- più giovane del figlio. La risposta la troviamo…
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Credo che ogni artista, quando sceglie il materiale da usare per la sua opera, sia mosso da un’antica voce interiore. Voce senza suono, ma ricca d’immagini archetipe che lo spingeranno a operare scelte assolutamente personali e difficili da spiegare a parole. Metamorfosis, l’arte del cambiamento di Paolo Incarnato Per le sue opere qui fotografate, Paolo Incarnato avrebbe potuto scegliere tra varie essenze di legno, provenienti da diverse lavorazioni, mai utilizzate oppure di scarto o in disuso. Ha scelto di utilizzare le doghe e i fondi di vecchie botti. E le botti sono in rovere, pianta sacra per tutti i popoli…
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Parliamo di Berlinguer e Sciascia. Franco Garofalo scrive del loro rapporto contrapposto sulla base dei documenti apprezzabili nell’importantissima mostra in…
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